“Repubblica” lancia il libro di Eco sulla bruttezza con la copertina e un’intervistona, in cui Eco non dice nulla, se non freddure, e non per incapacità dell’ottimo intervistatore Merlo, paziente lasciandosi fotografare. C’è un non detto in Eco, che pure è tanto presente, massmediologo, filosofo, scrittore di best-seller, giornalista, maître-à-penser, l’intellettuale di maggior peso. Non una riserva mentale ma un disprezzo benevolo, di qualcuno che s’interessa alle cose, ma per non avere nulla da fare.
È per questo motivo che firma i manifesti indigesti? L’ultimo lunedì per Ahmadinejad, dopo quelli per la Br, il giorno stesso in cui l’uomo dei preti andava all’Onu per negare l’Olocausto e offendere gli omosessuali. Eco non è naturalmente un negazionista. Né un oltranzista sessuale. Ma non è nemmeno l’opposto. Eco sa che l’appello dei trecento, o tremila, intellettuali pro Iran all’Onu ha solo il senso di far trionfare Ahmadinejad. Ma per lui il “trionfo” non c’è, e dunque una firma vale l’altra.
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