L’edizione palermitana di “Repubblica” fotografa il nuovo Partito Democratico nelle persone, da sinistra, di D’Antoni, Violante, Lumia, Cardinale e un Salvino Pantuso. E uno si chiede: “È possibile?” Lo stesso giornale sembra scoraggiato, che la foto taglia e illumina non nel modo lusinghiero con cui accompagna da due mesi i leader del nuovo partito. Lo stesso avveniva dieci giorni fa in Calabria, dove il nuovo partito si beava della visita di Veltroni: lo scoramento penetrava anche la grafica.
Veltroni è stato in Calabria non per lanciare la sua candidatura, non da quella piazza, ma per sanzionarla, di fronte a una base elettorale che solo di questo si occupa, di chi andrà a comandare, e quindi è o si finge riottosa. C’è andato peraltro nel giorno della Legalità, rubandole la scena, alla Legalità, per la quale tanti soldi locali sono stati spesi, a carico dell’erario naturalmente, non foss’altro per accogliere e mantenere le scorte, se non il pubblico. Senza portare nulla in cambio, ma senza scandalo. Veltroni perpetua l’eterna parabola dei finanziamenti al Sud, che in realtà sono sfruttati dall’Italia. Ma è per questo che ha sbaragliato ogni concorrente, per questa manifestazione di potere.
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