La vittoria azzurra al Mondiale 2006 sarebbe opera della Madonna di Polsi. E anche la ‘ndrangheta potrebbe non essere a essa estranea, la mafia dell’Aspromonte - quest’aspetto della questione resta controverso, ma se il Ct della nazionale francese Domenech vuole fare ricorso contro la squalifica dell’Uefa in vista della partita di sabato ha ampio materiale da presentare.
Che la vittoria dell’Italia al Mondiale di Germania sia stata opera della grazia incondizionata divina non c’è dubbio, nemmeno i tifosi lo negano. Ma c’è di più, secondo lo speciale della rivista del Parco Nazionale dell’Aspromonte, “Aspromonte, Vivere il Parco”, dedicato all’Incoronazione della Madonna di Polsi nel 2006 e distribuito domenica alla festa annuale: il signor Antonio Pelle, proprietario dell’albergo dove gli azzurri alloggiavano, il Landhaus Milser di Duisburg, aveva raccomandato l’Italia alla Madonna. “Tutti sappiamo com’è andata a finire, e Antonio ha prima fatto dono al santuario della maglia di Gattuso, e successivamente è salito a Polsi per ringraziare la Madonna della Montagna”. Il riquadro della rivista si adorna di due foto, del signor Pelle con la Madonna, e con la maglia di Gattuso. Ma il signor Pelle è originario di San Luca, il paese della strage di Duisburg, e tanto basta per associare al suo nome la ‘ndrangheta. Egli stesso rassegnato se ne faceva profeta, con “la Repubblica”, “il Giornale” e altri organi di stampa all’indomani della strage. Gli Antonio Pelle, solo a San Luca, solo sull'elenco del telefono, sono nove, e uno, "Gambazza", è capomafia acclarato, del clan Pelle-Vòttari. Ma lo scongiuro non ha evitato all'imprenditore l’infamia.
Il quotidiano “Calabria Ora” ha riferito il 26 agosto di un’indagine della polizia tedesca nel 1997 sulla provenienza dei fondi per la costruzione del Landhaus, e sull’attività ricettiva dell’albergo. Secondo il giornale, l’indagine avrebbe accertato che il finanziamento dell’opera, benché quasi tutto pubblico, europeo, federale, del Land Nord Reno e della città di Duisburg, era regolare. Ma che l’albergo sarebbe servito alla latitanza di un capo clan, Antonio Romeo. “Calabria Ora” prudente non faceva il nome né dell’albergo, né dei proprietari. Ma l’avvocato Francesco Pelle, fratello dell'imprenditore, ha voluto scrivere al giornale una lettera di precisazioni, negando ogni addebito ad Antonio. Che, a questo punto, avrà anch’egli di che raccomandarsi alla Madonna.
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