Si è presentata con undici stranieri, undici campioni, no?, e i turchi l’hanno strapazzata, una squadra la cui stella è stato Appiah, figurarsi, uno scarto della Juventus. Sette turchi, con tre vecchi brasiliani e uno scandinavo muscoloso, i cui ingaggi tutti insieme probabilmente non eguagliano quello di Ibrahimovic, si sono divertiti: gol, pali, rigori negati, tiri in porta a raffica, possesso palla, corsa, tecnica, tattica.
L’Inter è molto milanese: con padroni, i Moratti, che sono “di destra e di sinistra”, si arricchiscono in Borsa, e hanno superbi Guidi Rossi a servizio, il rispetto dei Borrelli, un allenatore che dà lezioni a tutti, qualche gol facendo con gli scarti della Lazio, Mihajlovic prima, ora Stankovic e Cesar, e una stampa inginocchiata, rosa e bianca – i pali turchi vi sono ridotti oggi da due a uno, né ci sono stati rigori negati. Istanbul dunque surclassa Milano, e questo dice tutto, il bazar snobba la cafoneria.
Resta da spiegare perché questo scandalo sia proposto e venga accettato in Italia quale esempio di etica, in politica, nello sport e nella città. Con un bilancio tra l’altro da sempre opaco, nel commercio dei tantissimi atleti stranieri, estero su estero (il metodo Cragnotti), nel commercio dei passaporti, nelle ricapitalizzazioni. Che i pochi atleti italiani, poco redditizi evidentemente estero su estero, che si è trovati tra i piedi ha liquidato, Toldo, il Supereroe di Olanda-Italia, Cristiano Zanetti, Cannavaro, salvato da Moggi, Pirlo, che fa la fortuna di Berlusconi, e della Nazionale, e Materazzi, salvato da Lippi. Il campionato questa squadra ha vinto simbolicamente a fine aprile con due gol di Materazi, un difensore che di gol gliene ha fatti otto, più degli ottimi attaccanti Adriano, Cruz, Crespo, stelle internazionali, pagati molto più di lui, che deve solo ringraziare Lippi per aver retto a Moratti e Mancini, che lo avevano demolito e volevano allontanarlo. Dopo dieci anni, o undici, di orrenda gestione questa squadra è ancora adulata come beneamata. È solo piaggeria? Ci sono soldi? È Milano.
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