Il giudice Nicola Gratteri, autore del best-seller “Fratelli di sangue” sull’onniprensenza della ‘ndrangheta, la mafia di Reggio Calabria, dice orgoglioso a Radio Rai: 1) siamo la migliore antimafia del mondo; 2) i magistrati italiani hanno poteri che nessun altro ha. A questo punto non si sa perché la mafia prospera, se non per una propensione alla cattiveria che cresce evidentemente a dismisura con l’apparato repressivo.
Il giudice parla anche della faida di San Luca e della strage di Duisburg. Lamentando che le indagini vanno a rilento perché, più o meno, “i tedeschi non ci sanno fare”. Resta da spiegare perché i 32 arresti a San luca quindici giorni dopo la strage invece che quindici giorni prima. Lasciando fuori, tra i tanti, una signora che fa la truccatrice a Roma e dalle intercettazioni risulta legata a uno dei clan in guerra. E perché i tedeschi si lamentano che i due elementi chiave dell’indagine, l’uomo dell’identikit e l’iniziazione mafiosa di uno dei ragazzi uccisi, il giorno dopo essere stati comunicati agli inquirenti italiani sono usciti sui giornali.
Sentirsi al centro del mondo non è un delitto, certo. Ma non è solo una questione di stile. Il giudice Gratteri parlava alla radio ieri, lo stesso giorno in cui il Libro Verde del ministro dell’Economia certificava che per una sentenza di divorzio ci vogliono in Italia due anni, e per un reato di natura commerciale quattro anni. Mentre le spese per la giustizia sono cresciute in quindici anni del 140 per cento, e il numero dei magistrati, già il più alto fra i paesi europei, cresceva del 15 per cento. E due magistrati italiani su tre si pagano uno stipendio di qualifica superiore alle funzioni svolte – tutti peraltro in carriera per anzianità e senza criterio di merito.
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