C’è una connotazione tribale nella contesa tra il ministro della Giustizia Mastella e il sostituto procuratore De Magistris. Che sta a in esilio Catanzaro, essendo napoletano. Napoletanissimo bene, nell’abbigliamento prima ancora che nell’eloquio, e nella distinta concezione della giustizia come divertimento, la Giustizia Napolitana. Come Henry John Woodcock, come Beatrice, il pm di “Gomorra” e Moggi, Miller, Mancuso, o Palazzi, altro artefice della Cupola Moggi, e i tanti napoletani illustri che invece che a Potenza o Catanzaro sono stati per loro fortuna primattori a Milano, Torino, Roma: D’Ambrosio, Borrelli, Greco, Boccassini, Guariniello, Ormanni, eccetera. Inflessibili, fantastici, imprevedibili, il colorito nutrito dal sonno dei giusti, che della giustizia fanno una Piedigrotta inesausta. De Magistris è più bello di Woodcock, e anche di Beatrice, seppure di eleganza meno curata, casual.
Mastella forse non lo sa, ma lui, ras politico di Benevento, non sopporta la strafottenza napoletana. Si agita perché, tra intercettazioni, missioni, consulenze milionarie e testimoni illustri a centinaia, i suoi corregionali gli prosciugano le scarse risorse del ministero, ma è il fatto tribale che non digerisce. Può anche darsi che Mastella sia invischiato nelle indagini di De Magistris, ma non è questo che gli brucia. Né del resto importa al magistrato, che non si accontenta di un eventuale affaruccio di Mastella, un grasso longobardo sperduto nel bush.
mercoledì 26 settembre 2007
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1 commento:
ottima analisi
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