La Banca centrale europea segue, con affanno, la Federal Reserve, iniettando qua e là liquidità, ma sempre con effetti irrisori rispetto alla crescita di valore della moneta. Il caro denaro è per ora compensato, più che compensato, dall’aumento generale dei prezzi. Ma la scandalosa rincorsa, in atto ormai da un quinquennio, ha prosciugato i risparmi e la quota di reddito destinata ai consumi, e sta per indebolire la disponibilità al consumo. Lo shopping è lo stile di vita prevalente, i centri commerciali si moltiplicano con le boutiques e sono le nuove cattedrali, non solo alla domenica, il credito al consumo è sempre più l’impiego principale delle banche, ma non c’è pubblicità che tenga di fronte al reddito incerto, precario, svalutato dall’“inflazione-che-non-c’è”. L’ex uomo della strada comincia a uscire dall’eurosbornia, si fa il conto per esempio di quanti euro spreca inavvertitamente ogni giorno, quattro o cinque – il salario di un africano, mensile.
La vecchia teoria della crisi prospetta la caduta dei prezzi dopo un loro aumento prolungato. La nuova teoria non c’è, è sempre quella di Ricardo, che studiò la circolazione metallica, e ne individuò le leggi: futures, derivati e ipoteche del settimo grado non sembrano avere modificato il mercato monetario – è anche vero che nella società dell’arricchimento non c’è tempo per la riflessione. La tenuta delle Borse, che più o meno sono poco sotto i massimi dell’ultimo anno – massimi storici – non è segno di salute: è una sorta di scongiuro e una partita di giro. Se la legge è sempre quella, che la caduta generale e improvvisa dei prezzi segue a un loro aumento generale prolungato, la crisi c’è, ci sarà. In Europa. Perché alcune delle maggiori banche inglesi hanno prosperato sui mutui facili, come le americane. Perché non è vero che i fondi europei non profittassero dei soldi facili dei mutui non garantiti, non sono diversi dagli americani. E per un terzo motivo specificamente europeo. La turbolenza monetaria innescata dai mutui facili americani è un sintomo e a sua volta un innesco: l’aumento del valore relativo del denaro, a paragone di tutte le merci, che finora ha sostenuto l’aumento generale prolungato dei prezzi, si è avuto e si ha per l’euro. Il mercato, che ha fiuto, non crede alla possibilità prolungare la duplice accoppiata del caro denaro e caro prezzi.
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2 commenti:
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