Giuseppe Leuzzi
Cos’è il Sud oggi? Mezzo euro per i lettori del “Sole” ogni mercoledì.
Loiero ha ottenuto da Prodi per la Calabria, sotto choc per la strage di Duisburg e gli incendi dei boschi, il pacchetto Amato per l’ordine pubblico... Si rifà facendo prospettare ai giornali il ritorno dell’esercito sull’Aspromonte – forse non sa che i militari hanno ora trasferte ben più dotate rispetto a venticinque anni fa, in Libano, Afghanistan o Mozambico.
Il problema della Calabria è la Calabria. I suoi politici e, naturalmente, i calabresi che li votano. Non è cambiato nulla dacché, con la Sir, la Liquichimica, il pacchetto Reggio e Gioia Tauro, migliaia di miliardi venivano dispersi da Roma nel nome della Calabria in tangenti e ruberie attraverso imprenditori compiacenti e politici locali corrotti. Solo che ora non ci sono i soldi, nemmeno figurativi.
Erodoto a Sibari, Pitagora a Crotone, Platone a Siracusa, la scuola di Elea, Archimede, che la Sicilia snobba, opulenza del Sud, uno spreco inimmaginabile.
Andando per l’Aspromonte, nel Parco, s’incontrano tre sorprese. Molti boschi, soprattutto le pinete, sono così fitti che sono secchi: sono verdi all’esterno, dove gli alberi respirano, sono vuoti e secchi all’interno, dove i pini sono stati piantati a grappolo, e non cresce nemmeno un filo d’erba.
Si continua a piantare, e questa volta sicuri che non crescerà nulla: gli abeti, che coi faggi crescono facendosi vicendevolmente ombra, vengono piantati a grappoli, isolati sotto il solleone, sicuri quindi che il rimboschimento è solo una spesa sprecata.
Gli alpeggi, terza assurdità, sono tutti ricoperti di fitta alberatura, quasi ovunque di pino canadese: sono radure che sono sempre servite da pascolo a ovini e bovini, che hanno sempre contrassegnato il territorio, creando aria, ospitando vedute, e che da sempre ospitavano specie erbose caratteristiche, ora sacrificate all’ombra di pini estranei al territorio, che proiettano un’impressione di soffocamento.
Cosa ci vuole, quale arte superiore, per sfoltire le pinete secche, liberare le radure, piantare faggi e abete a regola d’arte? Quale piano di sviluppo, quale Cassa per il Mezzogiorno, quale accordo con l’Unione Europea? Non hanno le aziende forestali dello stato degli agronomi, non c’è un controllo sull’uso appropriato del denaro pubblico? E, dato che tutto in Calabria viene fatto a dispetto, perché piantare a sproposito, per odio contro chi?
Il leghismo è amore del proprio luogo – terra, borgo, città. Buono o cattivo? È la base della democrazia americana, lo è stato dell’Italia dei Comuni. Sarebbe un ricostituente decisivo, e comunque è necessario, per il Sud, che da un paio di secoli si distrugge, e forse si amerebbe cancellato. I popoli in fuga restano condannati, alla diaspora e all’inferno, se non si ritrovano, nella terra, nella storia, nel modo d’essere. Pernicioso è il leghismo che esclude, di chi, nella sua stabilità, rifiuta il diverso che non si assoggetta, non omogeneizzato.
Non è vero che ci sono le folle a Locri alle manifestazioni antimafia. La vedova Fortugno, la dottoressa Laganà, eletta deputato nel 2006 e membro della Commissione parlamentare Antimafia, più spesso è sola ai convegni in provincia con la scorta. Locri, che l’assassinio del dottor Fortugno due anni fa imbarbarisce nell’opinione dei più, è cittadina gentile. Salvo in un punto. Trent’anni di traffici pesanti non ne hanno scalfito la tradizione civile.
Locri ha una storia lunga e ricca, è sede vescovile e di tribunale, ha un sito archeologico importante, ha tutti i licei con molte sezioni, ha un lungomare alberato e attrezzato fra i migliori d’Italia, e il mare pulito. Secondo una celebre analisi del suo ottimo vescovo Bregantini,
dovrebbe avere pure la pulizia morale: la bellezza è elevatezza di spirito,
presuppone pulizia e ordine morale. Secondo il senso comune anche. Locri è però anche sede di Asl con ospedale. Di cui la famiglia Laganà, padre e zio dell’onorevole, è stata per decenni il punto di riferimento - i Laganà, i Barbaro e i Sainato hanno "governato" Locri per molti decenni. Nell’ultimo decennio fino al 2006 la vice-direzione è stata assicurata dalla dottoressa Laganà. E nell’ospedale, che ha un disavanzo altissimo, 16o milioni di euro, per un servizio modestissimo, sembra concentrata tutta la barbarie di cui a Locri si fa carico: quattro o cinque primari e una dozzina d'infermieri assassinati, attentati dinamitardi, un centinaio di dipendenti schedati dai Carabinieri (tutto ciò era singolarmente antevisto dalo scrittore Antonio Delfino nel racconto "Vecchia Locri", pubblicato inel volume "Gente di Calabria" nel 1987).
Gli assassini del dottor Fortugno hanno agito di giorno, in pubblico, nel centralissimo palazzo Nieddu del Rio che serviva da ufficio elettorale per le primarie di Prodi, a viso scoperto. I traffici pesanti dell'ultimo trentennio sono stati l'importazione libera della droga, dalla Turchia, dal Libano e da ogni dove. Che hanno aperto nell'ultimo decennio le rotte della carne umana, da Capo Bruzzano a Capo Colonna.
Il leghismo è Milano. Che si cura, è sensibile, e da tempo, prima dei programmi scolastici, ha cancellato la geografia, se mai l’ha imparata, come una capitale al fondo di un paese continentale. Milano il leghismo esercita come disprezzo dell’Italia. Ma qual è il conto del dare e avere di Milano con l’Italia? Non apprezzabile: Manzoni, Bava Beccaris, Mussolini, le stragi di Stato, Mani Pulite, il falso dossier contro Berlusconi nel 1994 per invalidare il voto, la Borsa naturalmente, dove "i soldi entrano", diceva Cuccia, "e non si sa dove finiscono". E Malpensa, una storia vecchia di trent'anni, che ha portato l'Alitalia al fallimento, e non assicura alla Padania, da Torino a Udine e all'Emilia, lo sbocco di cui ha bisogno, senza una ferrovia veloce e un'autostrada di accesso diretto, per i dissidi tra provincia e provincia e tra comune e comune (la storia di Alitalia si dive in prima e dopo Malpensa: fino al 1998, bene o male, stava in piedi, dopo ha accumualto un bilancio in pedita dietro l'altro). E tuttavia solo il leghismo si può mettere all’attivo di Milano. Non nell’accezione milanese, esclusiva, ma come liberazione degli altri popoli d’Italia da Milano, dalla moda, i giornali, i consumi, i modi d’essere e di pensare dei milanesi. Milano è capitale morale d’Italia in quanto profondamente immorale.
Senza la Borsa di Milano l’Italia non potrebbe che essere più ricca. Anche due e tre volte più ricca di quanto è: fra patrimoni bruciati e patrimoni sottratti (in Svizzera, a Londra, a Hong Kong, a Monaco, alle Barbados) quante risorse Milano ogni giorno distrugge più di Roma, di Quirinale, Camere, Ministeri e Autorità messi insieme, due volte tanto? tre volte?
L’edizione siciliana di “Repubblica” si fa spiegare la mafia da Vittorio Taviani. Ottima persona, buon cineasta, ma pretende di aver “fatto fessa” la mafia. Di conoscerla così bene, cioè, da prenderla per il culo. La mafia. Una donna? Una finanziaria? Una specialista di casting? No, non importa: i siciliani hanno solo bisogno di qualcuno che gli dica quanto sono stronzi. Non per altro, per potere comodamente pensare, nella loro strafottente superbia, quanto è stronzo questo qualcuno.
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