sabato 22 settembre 2007

Veltroni lottizzato, otto regioni ai Dc

“Questo è un paese con la testa girata indietro. È un paese che non ha voglia di cambiare”. L’Italia? Butterebbe tutto all’aria. Ieri aveva detto: “Siamo un paese malato”. Non: sono malato. Veltroni, forse per doversi confrontare con i vampiri locali, oggi della Toscana, l’altra settimana della Sicilia, e prima ancora della Puglia, della Calabria, eccetera, ha perduto la bontà, e anche il giudizio. È il “comico per eccellenza”, direbbe Sgarbi, della politica italiana, ma senza più humour: anche gli attori che più si identificano con la recita hanno a volte mancamenti di spirito. Specie quelli che non si sono mai fermati a pensare: “Ho sbagliato”. La realtà locale è sordida? Lo sara la “sua” realtà locale, i ras del suo ex Pci e della sua ex Dc. La procedura contorta per la creazione del Pd, che Pirani gli contestava ieri l’altro su “Repubblica”, l’ha pure voluta lui. E non si tratta di errori, né di uno né di cinque come li elenca Pirani, ma dell’unica possibilità per “questo” Pd di costituirsi: una lottizzazione, per dare agli ex democristiani almeno otto regioni su venti, visto che gli ex comunisti avranno la segreteria, o presidenza che sia, Sicilia, Calabria, Puglia, Abruzzi, Veneto, Friuli, Trentino-Alto Adige, Molise o Campania. Col contributo, ove necessario, di sperimentati compagni, a Napoli, in Calabria, una riedizione dell'"entrismo".
Questo Pd è l’ennesima incarnazione dell’ex Pci in fuga: fino a quando ci saranno ex comunisti non ne verrà nulla di buono, non capiscono. Non hanno fatto l’esame di coscienza non per malafede, ma proprio perché non capiscono. Una realtà così semplice come quella italiana, che il Pci cominternista ha bloccato con l’indisponibilità politica, e gli ex Pci intasano con i residui indecorosi del Comintern, il sindacato del “di qui non mi muovo”, il giornalismo di batteria, i minuti privilegi dell’essere compagni, negli affari, nella cooperazione, nelle politiche delle assunzioni.

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