De Magistris è figlio, nipote e bisnipote di magistrati. Ingroia e Forleo non hanno pedigree, e quindi l’ascendenza si tace. Il cattivo Saladino è invece figlio, nipote e fratello di macellai, e questo si dice. La nuova audience di Santoro, così come la base elettorale del Pd, sono i Parioli e la Balduina, quartieri molto borghesi, e questo si vede nella sua trasmissione. Con una Borromeo Agnelli-proxy improbabile giornalista d’assalto. Lusinghiere anche le inquadrature dei belli-e-buoni, a differenza del grasso e feroce Saldino, che rimane indistinto. Speciali la resa di Caterina Merante e il profilo di Tursi Prato, già in affari con Saladino e ora suoi accusatori.
Il perbenismo è la chiave del giornalismo di denuncia Rai. Per il resto impreciso - chi è Tursi Prato? e la Merante, che è comare di Saladino? - e scandalistico: Forleo, che ha denunciato la Polizia e alcuni magistrati per intimidazioni, doveva dire a proposito di che, se non chi. Debole pure la costruzione della finta sorpresa, come se Santoro reputasse i suoi ascoltatori incapaci di “leggere” la sua sceneggiatura. Per non dire dell'arcinemico di De Magistris, il suo superiore Mariano Lombardi. Su Lombardi il salottino manca perfino la sorpresa: De Magistris vuole ora Prodi massone, a San Marino, quindici anni fa Lombardi, Pm, voleva Sgarbi, la Maiolo e Giacomo Mancini mafiosi - i primi due perché, non calabresi, si erano fatti eleggere in Calabria.
Ruotolo e Santoro s’impappinano su Tursi Prato, solo ripetono qua e là che è un socialista, ma la sua storia è nota. Eccola qua. Tursi Prato è l’unico condannato di un processo partito con 160 imputati. Nel 1980 era un trentenne di grandi idee nel partito Socialista, legato a Giacomo Mancini. Divenne segretario provinciale del Psi a Cosenza, e quindi presidente dell’Usl 9 della stessa città. Accusato di concussione in un appalto della Usl, lascia il Psi e passa al Psdi. Col quale diventa consigliere regionale, e per il quale promuove nel 1993 con l’ex Pci la candidatura di Giacomo Mancini a sindaco. È il suo ultimo successo. Con Mancini sindaco Cosenza cambia pelle, e Tursi Prato riprende potere. Poi verrà il processo, e nel 2006 una candidatura senza successo sotto l’emblema del Psdi. Interviene la condanna a otto anni, e l’arresto latitante in una clinica. L’11 ottobre si dichiara pentito, invia a De Magistris un memoriale in cui fa i nomi di Saladino, Mastella e Prodi, e lo rende pubblico. Santoro ha anche le trascrizioni dell’interrogatorio di Tursi Prato.
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