zeulig
Anima – Si penserebbe un bene universale, visto che non costa ed è prezioso. Perché tanti ne fanno a meno?
Comunismo – Nessun comunista ha mai perso una guerra: Leinin, Stalin, Mao, Kim Il Sung, Ho Chi Min, Castro. Eccetto quella contro il comunismo.
Confessione - È una mania. Il parlare di sé a se stessi c’è da epoca antica. Con sollievo, evidentemente, come una buona seduta al gabinetto di decenza. Ma parlarne in pubblico, con voluttà, magari fustigandosi, è una novità. È l’essere borghese, l’autoaffermazione. Anche se in forme all’apparenza derisorie. San t’Ignazio cominciò parlandone con Dio, è nel suo stile – sant’Agostino, che l’ha anticipato, scriveva in lode di Dio, seppure in forma di lavacro, blando, a fini edificanti. Ma questa sega interminabile è ora invadente, a scopo terapeutico per rendersi inoppugnabile, specie tra le donne, che al solito eccedono.
L’autobiografia è autorappresentazione, un teatrino, autofinzione. Con tanti trucchi: l’invenzione della mamma, l’invenzione del bambino, l’amore a due – “il bambino è il padre dell’uomo” è Woodsworth, 1850, piena epoca borghese. La letteratura è trucco, ma quella della verità è trucco da baro, non da poeta.
L’io dev’essere una conquista, se i bambini ci arrivano dopo la terza persona. Ma è una disgrazia. È il Concilio Lateranense, 1252, la confessione obbligatoria. Da cui fuggiremmo se Freud non ce l’avesse imposta, terapeuta taumaturgo – i santi un solo vero miracolo fanno, soggiogare le coscienze, anche a fin di bene.
Prendere per buono il flusso di coscienza, come se non fosse una tecnica espressiva, e anche molto atteggiata, ma la verità, il modo di emergere della verità. Quando si sa, lo sa un bambino, chiunque ha scritto due righe lo sa, che l’associazione libera va in mille direzioni, comprese quelle in cui non va. Ogni memoria e ogni espressione essendo un sistema di equazioni a più variabili, nessuna delle quali è risolutiva, nemmeno per caso – per caso nella migliore delle ipotesi, perché più spesso la libertà d’associazione è determinata dalle situazioni, dagli interlocutori, dagli umori, dalle stesse regole del gioco. Le coscienze, per quanto libere, automatiche,m fluenti, sono c asuali e solo per se stesse significative. Come una barzelletta, un’ottava rima, un coro allo stadio. In quanto sintomo sono parziali e più volentieri fuorvianti. Ma si vede che una buona evacuazione è gratificazione grande, se Freud è santo popolare, amto.
Dio – È uno che si pone dei limiti. In quanto regolatore – il Dio dela Legge – e uomo di mondo.
Divinità – Esiste. Sia o no impersonata in un soggetto.
Filosofare - È trovare la parola giusta, una dopo l’altra. È una realtà, la realtà delle parole, si sa, che sono complicate pur facendo il pensiero. Nulla a che vedere con la verità, anche questo si sa, se non delle parole. Ma le cose sono più vere del pensiero.
Giustizia - È di gruppo: clan, tribù, nazione. E all’interno della nazione di gruppo sociale. Roma ha avuto fino a tardi giustizia separate, leggi, magistrature, tribunali, per i nobili e per la plebe.
La giustizia che libera dal peccato è petizione religiosa, soprannaturale quindi. È applicata alla politica nell’ambito dell’etica, dell’agire umano regolato. Ed è certo lo scopo della politica, che ne cura le istituzioni o presupposti (leggi, magistrati, tribunali, procedure, pene). Il giudice è un tecnico della giustizia.
Guareschi – Era detto fascista, e lo sarà stato, se ne compiaceva. Ma nessuno più di lui ha fatto per il Pci, nemmeno Togliatti. Per i comunisti violenti, quelli della Bassa. La serie dei “Don Camillo”, che si ripete immarcescibile in tv, così campanilistica, arguta, gozzaniana, piena di buoni sentimenti, è quelle che ha indelebilmente reso popolare, buon italiano, buon compagno, ogni comunista trinariciuto. Dunque, ci vuole un fascista per fare un buon comnista.
Loyola - È il santo delle superbia, violenta. Il male può fare il bene.
Manzoni – Uno che non ha amato le mogli, e neppure le figlie, e forse odiava la madre – la disprezzava. Come Tolstòj, che però era appassionato, non contava le virgole.
Nulla – Il vuoto è molto più che il vuoto: un universo senza significato è pieno di significati.
Si può irridere, ma non si sfugge al senso delle cose, Dio è grande. Si può anche credere al nulla, lo psicopatico fermamente ci crede, è nichilista felice, il nulla è la sua realtà – senza la fatica di raziocinare: questa filosofia ultimativa e risolutiva è sempre e solo Epimenide cretese.
Morte – È l’ultima a morire.
Religione - È più vera, malgrado le chiese e i dogmi, di qualsiasi altra scienza umana o passione.
Stupidità - È imbattibile.
Uguaglianza - È l’ansia della complessa varietà del mondo ad alimentare l’utopia dell’uguaglianza. A immaginarsi – Engels – che lo Stato, la politica, il potere nelle sue varie forme siano superflui ed eliminabili. Ma la varietà è il bello del mondo. Si governa e non si sradica: il livellamento è una forma durissima di disuguaglianza.
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