Berlusconi non improvvisa, si sa. E qualcosa del suo nuovo Popolo della Libertà è già chiaro:
1)E’ caduta la preclusione anti-berlusconiana, che ha cementato per quindici anni la sinistra (i magistrati lo sanno già da qualche mese).
2)Il nuovo partito è la via più indolore per rompere la coalizione di centro-destra.
3)Come il Partito democratico, quello di Berlusconi si forma nella logica del proporzionale: le coalizioni preelettorali vanno dissolte.
4)Il proporzionale, per quanto con premio di maggioranza, riapre le coalizioni postelettorali.
5)Dopo le elezioni la maggioranza che farà la riforma elettorale non sarà possibile (ne fa parte Rifondazione), ma quasi: si tagliano fuori Verdi, Di Pietro, i Comunisti e gli stessi bossiani.
6)Il popolo di Berlusconi non è più a destra della Dc di Forlani.
7)Un governo dei produttori sarà possibile per l’emergenza Italia – non è il partito dei produttori di Carlo De Benedetti, il patron del gruppo L’Espresso-Repubblica ma quasi.
8)Fini protesterà molto, e anche con durezza, ma deve stare attento a non tornare al suo 7 per cento fisiologico.
9)La Lega si manifesta assorbibile, da anni è fenomeno residuale.
10)Protesteranno i vari partiti ex Dc, la ex Margherita, Casini, Mastella, il cui potere d'interdizione il governo dei produttori addomesticherebbe. Ma non più di tanto: l'intesa sulla legge elettorale era loro richiesta.
11)Senza il suo piccolo grande centro, e con Berlusconi concorrente, Casini perderebbe anche la Sicilia, di cui si fa forza.
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