zeulig
Amore - È fede. Un po’ più incostante, e carnale, certo.
Succede nella fede – e nell’amore – come nell’emozione estetica, che è sentita e non spiegata. Anche se l’intelligenza vi troverà il suo più fertile nutrimento.
Dio - Mette in soggezione, tanto è grande, uno ha difficoltà a riconoscerlo. Come un cane di un uomo, è da supporre. E a quel punto è inesistente per la ragione – non è sostanza né accidente, come don Ferrante diceva della peste. Ma poiché esiste bisogna immaginarselo.
Un po’ svagato, dunque, conforme ai suoi adempimenti. E anche, per quanto amico, un po’ antipatico: uno che promette e non mantiene, solo se costretto. Quando si mise in vacanza nel 1942, gli ebrei per un paio d’anni non riuscirono a trovarlo in nessun posto.
Mito – La mitologia è moderna, se non contemporanea. Le raccolte di Greaves, Kerènyi, etc., sono repertori storici, ma “dicono” quanto il folklore anchilosato.
Per i greci, per restare alla nostra cultura, il mitos non stava fuori né veniva prima del logos, la filosofia, e della vita pratica, la metis.
Opinione - È dura. E può essere tutto, il discorso della cosa che diventa la cosa.
Perfezione - È l’idea della vita. Non si è per essere perfetti.
Poesia - È l’unico linguaggio che non spreca parole, ogni sua parola è significante e si basta.
È evasione. Anche quando è impegnata, civile, politica: è evasione dall’impegno. Tanta poesia d’amore si fa, perché l’amore è il portale massimo all’evasione. Come la natura.
È un pensiero spuntato.
È finzione – effetti speciali, sottigliezze, insinuazioni, ipotesi. Dov’è la verità della poesia? Nella poesia.
Politica - È gioco ed economia, azzardo e calcolo. Come ogni altra attività umana, l’innamoramento, l’impresa, l’amicizia, la guarigione. Ma deve risponderne al gran numero (le masse, l’opinione pubblica), e quindi ne è sopraffatta.
Ragione - È la madre del dubbio – una madre ostile, presuntuosa.
Superteste – C’è sempre un superteste nel giustizialismo, ma a confermarne la natura perversa (illegale, golpista). Se il superteste è una persona onesta, che ha denunciato i delitti per tempo e non è stato creduto, è in realtà un testimone a carico dell’apparato repressivo, forze dell’ordine, giudici, giornalisti a cui si è rivolto. Se è un supertestimone dell’ultima ora è, nella migliore delle ipotesi un mitomane – ma di solito è un profittatore. Oppure è l’equivalente della lettera anonima: uno che apre e tiene vive alcune tracce, senza l’obbligo di certificare le sue affermazioni. E anzi tanto più può aggravarle in quanto è garantito dall’impunità.
Suspense – Fino al giallo era la scrittura stessa, la narrazione. Quella che si chiamava arte della narrazione, anche senza il morto.
zeulig@gmail.com
martedì 6 novembre 2007
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