Dopo Bin Laden, il personaggio più impopolare in America è Putin: contro il “nuovo zar” destra e sinistra sono negli Usa uniti nella lotta. E Washington, che per anni ha dettato la linea, ora segue la corrente. Sia Bush che i candidati repubblicani alla successione, e tutti i candidati democratici, su un punto concordano: i calci negli stinchi alla Russia, dal Kossovo al Caucaso e alle repubbliche sub-siberiane. Dovunque un’occasione si presenti - e se non si presenta si crea. In Cecenia al momento la causa è dormiente, in virtù della superiore paura del terrorismo. Ma in Ucraina ferve, una base Nato nella Crimea sarebbe un bel ceffone a Putin. E presto ci sarà il Kossovo indipendente, un calcione alla Serbia e a tutti gli slavi.
L’America ha, in questa fase, il sostegno della Germania, e quindi dell’Europa. Ma la Nato in Crimea e in Georgia vuole dire per l’Europa continuare indefinitamente contro la Russia la guerra che per quarant’anni ha fatto all’Urss. Senza alcuna necessità di difesa. I diplomatici ritengono anzi Putin un’assicurazione per l’Europa, per l’Occidente. Nel senso che, dopo Putin, o senza di lui, senza il partito del commercio o dell’onore, ci sarebbero gli Zirinovsky, i populisti capaci di ogni avventura, e la mano potrebbe passare a un generale. Il ministero italiano degli Esteri, dopo l’ubriacatura antiserba dei tempi del governo D’Alema e della presidenza Scalfaro, ha ripreso il calcolo delle convenienze. Sa per esempio che il principio kossovaro della secessione potrebbe a maggiior ragione essere invocato dai russi d'Ucraina, o dei paesi baltici. E che la Serbia, che si apprestava a entrare nell'Ue con tutte le garanzie di fatto per le minoranze, sarà respinta dalla secessione inveitabilmente nell'irredentismo slavo. Che, insomma, la Russia, cacciata dai Balcani con l'Urss, ci rientra ora su iniziativa dell'Occidente, degli Stati Uniti.
Ma non è un errore, un ritardo culturale (un nazionalismo vecchio di due secoli), un caso di stupidità, è un disegno: gli Usa, un pericoloso alleato in questo frangente, determinano sempre le d ecisioni europee. Dal concepimento della guerra fredda, alle conferenze di Casablanca e Washington nella prima metà del 1943, quindi da oltre sessant’anni, c’è una sola politica americana nei riguardi della Russia: lo scontro. È sempre Tocqueville, Usa contro Russia. La scena mondiale è del tutto diversa, la storia essendosi spostata verso il Pacifico: col ritorno prepotente della Cina, e in parte dell’India, la Russia è in secondo piano per gli Usa. Non però l’Europa. Aizzare la Russia ha proprio questo fine, impaurire l’Europa, crearle problemi. Se non per gli euromissili per il gas. Per i diritti politici. Per la democrazia in Ucraina – sotto la Timoschenko? E se non bastasse, per Berežovskij, per Kodorkhovskij e ogni altro profittatore di regime, per la squadra miliardaria del Chelsea, per gli affari della mafia russa (le banche, le ville, i negozi esclusivi), che ha dolsi per tutti: i motivi, quando si disprezza l’avversario, non mancano, e gli Usa picchiano su Putin per tenere il morso stretto all’Europa.
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