Se n’è parlato poco, perché non vi si fanno distinzioni fra destra e sinistra, ma è andato esaurito più volte: Caporale introduce ai segreti ben custoditi dei belli-e-buoni. Scrittore garbato, racconta gli affarucci soft, quasi svagati, del Sud e del Nord d’Italia, della società cosiddetta civile, di architetti, ingegneri, dottori, professori. Avviata, si potrebbe aggiungere, a Roma nei dieci anni di fine millennio con Francesco Rutelli, con le consulenze e i mini-appalti - di resa irresistibile: sono tutti guadagno - per opere subito richiuse, e macchie, umidità, capperi sulle mura e frane sempre invadenti. Capolavoro dell'understatement di Caporale le trenta pagine di tabelle con cui chiude il libro: gli incarichi extragiudiari, a fine 2006, dei soli magistrati della Corte di conti. A una diecina di posizioni per pagina fanno trecento incarichi, alcuni pluriennali, ben retribuiti, che sono il secondo lavoro dei magistrati contabili: professori, revisori dei conti, consulenti, presidenti.
Antonello Caporale, “Impuniti”, Baldini Castaldi Dalai, pp.314, €17,50
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