Un'asta andata a vuoto. Una gara a due, tra Air France e Air One, tutta politica. Con furiose manovre destabilizzatrici dell'azienda in vendita, l'Alitalia: dichiarare aumenti di capitale miliardari non è sancire un impegno d'investimento quanto annullare il valore dell'azienda e del titolo. Con un pezzo pregiato del patrimonio pubblico (le rotte, l'hub, il nome) che in queste condizioni abnormi si dissolve senza alcun beneficio per il governo. Anzi, nell'ipotesi Air One, con nuovi aggravi per le finanze pubbliche, per gli ammortizzatori sociali e per il ricollocamento di Az Servizi.
Non è il discorso con cui alla Camera ha dimesso il generale Speciale a lanciare un'ombra sull'operato di Tommaso Padoa Schioppa, ma la vendita di Alitalia, che domani si concluderà con un dichiarato fallimento, almeno per il governo. Il ministro dell'Economia si appresta a celebrare il varo in Parlamento di una difficile finanziaria, in cui non ha messo per una volta nuove tasse, e ha solo scalfito il "tesoretto" accumulato nel 2007. Ma non avrà di che complimentarsi: gli errori sono troppi nella vendita dell'Alitalia. I malumori sulla vicenda all'interno del governo sono perfidi. Più degli interrogativi del palazzo di Giustizia, che valuta la solita generica ipotesi di aggiotaggio. La questione è "politica", si difende il ministro dell'Economia, che oggi ha avuto un colloquio di due ore col presidente del consiglio Prodi, su cui Costamagna (Goldman Sachs) e Passera (Intesa), sponsor di Air One, hanno accelerato il pressing.
Nessun commento:
Posta un commento