Un giovane banchiere, senza pregiudizio politico, si è divertito a contare le irritualità attorno alla privatizzazione di Alitalia. In realtà, in altro contesto politico e in altro ambiente giudiziario, delle illegalità. Eccole, a ritroso nel tempo.
La decisione sottratta al consiglio di amministrazione e all’azionista (il ministro dell’Economia) e avocata alla politica.
Gli annunci a cascata, nella fasi dell’aggiudicazione, di paperoneschi aumenti di capitale, una turbativa della gara senza alcun intervento correttivo della Consob né dell’azienda.
L’azzeramento di valore a tutti gli effetti di Alitalia, malgrado un patrimonio rispettabile (l'avviamento, la professionalità, le rotte ricche in Italia, in Europa e con gli Usa).
La lobbying aggressiva di Intesa su alcune formazioni politiche e su Cisl e Cgil.
La speculazione al ribasso del fondo di Soros nel week-end, analoga in piccolo a quella che affossò la lira nel 1992.
La partecipazione alla gara di una cordata, Valori-Baldassarre, che non ha mai esplicitato la sua proposta, e forse si lega a Soros.
L’allontanamento dalla gara di Lufhansa, il cui management era ed è interessato ma il cui consiglio di sorveglianza ha dovuto dire no per evidenti motivi di prudenza.
Casi anche macroscopici di insider trading nelle varie, lunghe e tortuose fasi della privatizzazione. Il fallimento provocato della prima operazione di vendita.
L’asta iniziale al rialzo, non ancorata ad alcun parametro, progetto od offerta.
mercoledì 19 dicembre 2007
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