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lunedì 14 gennaio 2008

Il mondo com'è (5)

astolfo

Est
-Europa – Sarà stata l’ultima Europa, democratica, idealistica, rivoluzionaria, più e più volte, fino a rovesciare lo stesso comunismo, l’idealismo divenuto violenza.

Europa – È teutonica. Doveva essere il continente, la patria, delle diversità, è invece infine il Reich, ottuso cioè e monocratico, ogni originalità vi è debolezza. L’aneddotica non copre-cancella questo fatto semplice e noto, emerso in occasione del primo allargamento, quando l’allegra tolleranza verso Francia e Italia scemò vistosamente, del secondo allargamento, e dell’inverosimile vicenda Sme-Euro. Vi si ritrovano a loro agio i paesi tedeschi, Austria, Olanda, Belgio, la Scandinavia, i paesi dell’Est, e la componente tedescofila della cultura spagnola. La Gran Bretagna per questo certamente si tiene in guardia: come sempre ammira il teutonismo, ma poi finisce per combatterlo. La Francia ne ha già il rigetto, le lusinghe di Berlino non hanno più presa. L’Italia accetta tutto, e quindi soccombe senza resistenza. Tutto quanto è italiano è in difetto per Bruxelles. Il che è impossibile, ma è la maniera d’essere dell’Italia, scusarsi. Un paese che bene o male, pur non avendo cattedre di razzismo, e anzi compiacendosi dell’anticritica, ha fatto ricchi i suoi connazionali quasi quanto lo sono i tedeschi, e anzi alcuni li ha fatti più ricchi, i tedeschi del Sud Tirolo, molto più ricchi. L’Europa non c’è più perché la Germania la modella. Non si rifarà predicando l’irenismo, del clima compreso, che essa non pratica. Né con le Mercedes: altre realtà regolano la realtà.

Giovanni Paolo II – Sarà stato il messia di cui ha rivestito i segni esterni: la sorpresa, la rutilanza, la gioia, il castigo, la sofferenza, la passione. Ha ridato l’utopia – la grazia – alla chiesa, ai credenti in tutto il mondo, agli oppressi, e perfino, un po’, all’Italia. Ma potrebbe avere fatto di più, a giudicare dall’agio con cui si muove il suo modesto successore: potrebbe avere rimesso la chiesa al passo coi tempi. Di cui sempre era stata la guida, fino alla sfida di Lutero e dei principi. Per cinque secoli si era poi rinchiusa, rifiutando la scienza, la ragione, i diritti umani, e perfino la libertà, nell’angolo dove era stata costretta, tra sessuofobia e giaculatorie.

Questione morale – La questione morale è la questione morale. Storicamente, come viene applicata in Italia. Con quattro milioni di licenziamenti tra il 1993 e il 1998. Il dimezzamento del valore dei salari tra il 1998 e il 2008. L’appropriazione a prezzo vile dell’immenso patrimonio dello Stato – una seconda manomorta. Una giustizia penale discriminatoria. E la politica cancellata a favore di un’opinione pubblica padronale. Che questa questione morale ha presentato e presenta come rivoluzionaria. Che ciò sia possibile – che una questione morale così velenosa sia possibile - è la tragica eredità di Berlinguer, leader mediocre, e forse luciferino, che il Partito portò per la prima volta alla sconfitta ed è invece la massima icona del popolo degli onesti-belli-e-buoni. La questione morale è di destra. È un regolamento di conti – una guerra per bande nel gergo di mafia. E come tutto viene dall’America, l’“etica negli affari”, il grande imbroglio degli ultimi venti anni. C’è la solita questione morale all’italiana, quella del deputato repubblicano Nasi, che, insegnava Spadolini, fu condannato a undici mesi per appropriazione di una sedia, da coloro che dieci anni prima avevano impunemente saccheggiato la Banca Romana, allora la più grande. Storia che si può raccontare anche in questi termini – la storia in Italia non è mai esplicita: Nunzio Nasi era un duro, era stato ministro di Pelloux, ma quando si apprestava a diventare capo della massoneria fu condannato per la sedia. In termini attuali, come arma politica, la questione morale è quella messa in opera dai Democratici Usa per rimuovere con ignominia Nixon, che i belli-e-buoni del grande capitale non sopportavano più. I Democratici di John e Robert Kennedy, che infangarono gli Usa in Vietnam, e più volte tentarono di uccidere Castro, anche di persona – prima che i Democratici se ne liberassero, dei Kennedy. Non c’è in America l’autonomia del politico (bel tema), non ci può essere. Con l’effetto, dopo un lungo esercizio di questione morale, e codici etici garibaldinamente adottati in ogni impresa, della più grande truffa mai perpetrata nella storia, da parte di Enron, Cisco, etc. All’italiana la cosa è di minori dimensioni - esclusa Parmalat, che resterà nell’empireo della malversazione. Ma è saldamente ancorata come un tumore nella sinistra politica, di cui sono stati o sono eroi i maggiori speculatori, con Parmalat, Cirio, Tiscali, CdbWebTech: Tanzi, il misirizzi Cragnotti, l’uomo che sempre ha dato fiducia alle banche, De Benedetti nelle sue tantissime incarnazioni (CdbWebTech è l’ultima di una serie: Fiat, Ambrosiano, Buitoni-Sme, Société Générale de Belgique, Olivetti per due-tre volte, Omnitel-Mannesmann), Soru. C’è chi, dopo dieci anni, ancora non s’è ripreso da Tiscali a cento euro.

Riforma – Solo in Italia è un fatto spirituale, dell’uomo che parla con Dio, e una Gestalt positiva, socializzante, un Nuovo Secolo Primo dell’era cristiana. Fin dall’inizio la Riforma fu un affare politico, in Germania, Svizzera, Praga, Fiandre e altrove, per non parlare dell’anglicanesimo. E poi non c’è l’uomo e il suo Dio – c’è in quanto solitudine, benché presuntuosa. La fede socializza nella specie, se non nel gruppo o nella comunità, anche i mistici e gli eremiti sanno di non essere soli.

Sessantotto – Una rivoluzione per certo. Anche per la prova del nove inoppugnabile: la mediocrità di chi se ne proclama autore, che la memorialistica documenta in modo tragico – la rivoluzione, si sa, quando si dichiara già c’è stata. È un anno che è un decennio. Con la strada, e i suoi caratteri, beat, hippie, provo, Mary Quant e il no bras, i Beatles, Berkeley, la Kent State University, Mogador e l’amore in spiaggia, Ohnesorge a Berlino, il rifiuto del lavoro e dei consumi, cioè la scelta, o il proporsi il tema felicità, l’anti-Vietnam come anti-bellicismo. Con i venticinque anni di pace naturalmente, e il boom perdurante. Il papa buono e il Concilio vaticano II. La presunzione di appropriarselo è ridicola al punto di fare propria la critica di carrierismo che sempre insegue il Sessantotto. Mentre nessun leader politico ne è potuto emergere, e i pochi che si sono fatti un nome lo devono alla violenza (Rinaldi) o al democristianesimo di complemento (Lerner, Liguori, Annunziata, Riotta). C’è però un Sessantotto bis che non quadra, quello di Cuba, fino al subcomandante Marcos e a Chavez, delle Guardie Rosse, del Compagno Mao, dei partitini e, infine, delle bande. Che si può dire tranquillamente degli usurpatori trinariciuti, quelli che prima si erano nascosti dietro il fascismo di Pasolini. È infatti solo italiano e tedesco, il Sessantotto dei partiti Comunisti. Nulla del genere in America e in Inghilterra, dov’è nato, né in Francia, dove s’è illustrato con le “trenta gloriose”, eove anzi la denuncia è stata tempestiva e costante dei gulag e dei laogai.

Sinistra-Destra – La destra intellettuale, benché vincolata a Berlusconi, è più vivace della sinistra, così come la base elettorale della destra. Intanto perché la base elettorale catturata da Berlusconi è in buona parte di sinistra (lavoratori, internazionalisti, modernisti) ma la sinistra ancora non lo sa, dopo dodici o quindici anni, malgrado le sue folte schiere di forti pensatori del pensato. La destra intellettuale è innovativa perché è più libera - anzi è libera, nessuno la controlla. Anche in virtù della mediocrità del suo referente politico, dallo stesso in qualche modo riconosciuta, con l‘indigenza dell’opposizione politica. Certo, è dubbio essere di sinistra in Italia, e quasi impossibile, Bobbio, l’ultimo che vi si è esercitato una quindicina d’anni fa, non saprebbe che dirne. Anche se la sinistra in Italia non solo non fa mai autocoscienza, ma continua a ritenersi con piena coscienza la parte buona del paese, lo schieramento di chi è onesto, bravo, buono, paga le tasse e aiuta i poveri. Petizione incontestabile, anche se con correzioni – la sinistra è impegnata sul sociale, la destra bada ai suoi interessi, e questo non è simpatico ma non porta dritto all’inferno. La petizione però si scontra con la realtà. Sono di sinistra i giornali di sinistra? tutti di padroni, bene assestati sui loro interessi, e molto manovrieri, se non calunniosi. Sono di sinistra la Rai e il Csm? luoghi di trasformismo integrale e lottizzazione. È di sinistra Visco? che aumenta le tasse dei poveri, dieci euro qua, quindici là, e quindici al mese per l’addizionale comunale Irpef, facendosi inviare fax – dai luoghi di lavoro – che inneggiano agli aumenti, promuovendo studi che proclamano felici i pagatori di tasse, pagandoli anche, coi soldi delle tasse. È di sinistra la questione morale? È di sinistra il gossip? pettegolezzo calunnioso che in Italia si esercita non sulle questioni di letto e di corna, che non hanno mai fatto male a nessuno, ma sulla e contro la politica. Che cosa resta a sinistra se non la politica, quali altri armi ha? La sinistra si ferma alla Resistenza, se fu rossa o tricolore, e al 1956, a cosa disse Ingrao o Alicata (che si scopre, incidentalmente, personaggio colto e amabile, sotto la crosta della calunnia comunista). Per l’indigenza della storia e della sociologia politica in Italia. Che però è saldamente presidiata dalla sinistra, anche nelle forme dell’economia e della tuttologia: Rai, università, giornali, ospedali, uffici giudiziari. Restano ignoti gli Usa, il globalismo, la Cina, l’Asia, e della stessa adorata America Latina si ha immagine caricaturale alla Pancho Villa: Castro, Maradona, Chàvez, e il subcomandante Marcos che s’è perso nella selva. Sono ignoti il Vaticano, Giovanni Paolo II, il cristianesimo. E l’Europa? Poco o nulla si sa o si capisce di Bruxelles, Eurostat, Bce, o del centralismo teutonico che sta dissolvendo l’Italia. Per l’indigenza culturale degli (ex) comunisti? No, tutti gli intellettuali di sinistra sono ormai ciechi. Tenuti al morso stizzoso dell’anti-berlusconismo. Che potrebbe essere stato inventato, agli effetti pratici, dallo stesso Berlusconi, si capisce che alfieri ne siano (ex) fascisti – sarebbe il romanzo del berlusconismo se ancora vigesse l’“a chi giova?” e ci fosse la contro-informazione. Però è vero che la Dc, nelle sue varie reincarnazioni, naviga furba proprio sulle rovine della cultura socialcomunista, sindacale, protezionista, centralista, pauperista. Mentre a destra il linguaggio è più onesto. Più concreto anche. Non concreto, dato che ha l’handicap Berlusconi, altalenante con cadute siderali, ma “più” onesto e concreto. Di buonsenso. Pochi dubitano che la Campania gestita da Berlusconi avrebbe raccolto la spazzatura. Con o senza la camorra. Se Moratti dice che stabilizza trentamila precari l’anno, o quarantamila, la cosa succede. Mentre se Fioroni dice che ne stabilizza duecentomila, nessuno dubita che non siano chiacchiere, come sono state. Che Moratti non ne ottenga credito, è parte del gioco. Ma dalla parte dell’ipocrisia.

astolfo@antiit.eu

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