venerdì 18 gennaio 2008

La Repubblica è una storia da raccontare

C'è perfino la storia di Padre Pio, e tuttavia la Repubblica resta sostanzialmente intonsa: malgrado un largo lavoro di recupero, anche se non di approfondimento, alcuni punti nodali della storia repubblicana sono vergini.
Il primo è il Pci. Non tanto il 1921 quanto Togliatti, il partito dell’Unione Sovietica. Di prima della guerra fredda, e di dopo. È molto importante per liberare mezza Italia, soprattutto la cultura – dell’amministrazione, della giustizia, della politica estera, dei rapporti umani, e perfino del cinema e della letteratura.
Il secondo è la Ricostruzione conflittuale. Gravemente conflittuale. O il ruolo di Scelba nei governi De Gasperi.
Il terzo è la continuità dello Stato dopo il fascismo. Con la conseguente estromissione di Parri il 23 novembre 1945. Oltre la solita solfa che il partito d’Azione era inconsistente: partendo dall’elezione reciproca fra De Gasperi e Togliatti (Parri lo disse “un colpo di stato”).
La primissima storia da fare sarebbe quella delle bombe, da piazza Fontana a Brescia, circa duemila attentati che hanno preceduto il terrorismo. Piazza Fontana è ormai vecchia, e alcuni testimoni importanti sono ancora in vita, i senatori Cossiga e Andreotti per primi. Ma forse per questo ancora la storia non si può fare.
Degli altri argomenti non diamo la priorità, citiamo in ordine sparso:
Le riforme di Fanfani, che sono venti – ventuno se si contano i decreti delegati del fanfaniano Malfatti.
Il centro-sinistra, l’ultimo tentativo organico di rinnovare l’Italia.
La donna imprigionata nella libertà.
Il governo del non governo. O il governo attraverso la crisi di Andreotti.
Il sindacalismo sterile o pernicioso: sanità, ferrovie, burocrazia.
La Rai, o la lottizzazione. La Rai, o la cultura del vittimismo.
Una storia della magistratura: composizione sociale, ideologie, sentenziario.
Il fascismo persistente dell’ordine giudiziario: ermellini, eccellenze, insindacabilità, litigiosità.
Una storia del Csm - contro Tobagi, contro Falcone, contro Cordova.
Una storia dei carabinieri sarebbe importante.
Una storia aggiornata del giornalismo: cos’è successo dopo Gelli, chi comanda?
In attesa di fare la storia di Mani Pulite, del trojajo che la sottende.

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