Il 7 novembre del 1917, quando i bolscevichi s’impadronirono del potere a Mosca, la cosa passò inosservata in Italia. Giusto poche righe sul “Corriere” e l’“Avanti!” tre giorni dopo per darne notizia - il 24, poi, il ventiseienne Gramsci condannerà il fatto come una “rivoluzione contro “il Capitale”, “Il Capitale” di Marx, nell’edizione milanese dell’“Avanti!”. Così oggi, su tutti i giornali campeggia Mastella. Mentre il mondo va a rotoli.
Il 1917 si può capire: c’era stata da pochi giorni Caporetto, e l’Italia aveva quindi altro cui pensare. Ma tra Caporetto e la Rivoluzione d’ottobre c’era anche spazio per il signor Bonaventura, che debuttò sul “Corriere dei piccoli” il 28 ottobre. Oggi c’è spazio per Sarkozy, se la superbella Carla Bruni potrà o no accompagnarlo in India. E ancora per il papa, se poteva o non poteva andare alla Sapienza. Si può pensare che l’Italia abbia l’occhio anamorfico, e le cose le veda di sbieco. Oppure che sempre l’Italia, anche quella gloriosamente laica del Risorgimento, sia parrocchiale.
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