Se c’è un “buco” in Finanziaria s’immagina sia una notizia. Anche se non fosse da sette miliardi, se fosse da sei, o da cinque, a maggior ragione da otto, come sarà. È tale comunque da obbligare a una nuova “manovra” (più tasse) di eguale ammontare. E dopo tanto parlare di extra gettito e tesoretto significa che Prodi e Padoa Schioppa hanno moltiplicato a dismisura la spesa pubblica. Ma la cosa non “fa” notizia. Perché? Perché, si spererebbe, i migliori giornali, oltre alla Rai, tifano per Veltroni, ci sono le elezioni in ballo, c’è la nuova sinistra, etc. Ma non è così, è peggio.
I giornali sono pieni, come è anche giusto, di anti-Veltroni, di destra e di sinistra. No, i grandi giornali, arcigne vestali della spesa pubblica, tacciono perché non hanno letto la Finanziaria, o non sanno leggerla: non ci sono intercettazioni sulla Finanziaria, né Almunia ha parlato, e quindi non si sa che dirne, giusto qualche breve, come si fa coi nuovi cantieri del lavoro italiano nel mondo. Né si parla della crisi, della produzione industriale che da un semestre va a rotoli: si lavora sempre meno in Italia, roba da crisi depressiva, o da moti di piazza. Anche perché l'Italia va male mentre l'Europa, e ancora gli stessi Stati Uniti, e l'Asia vanno bene.
Qualche giornalista che si prova a dirlo viene al più tollerato. Lo stesso “Sole 24 Ore” che ha scoperto il "buco" non ci crede: ha confinato domenica la ricostruzione di Luigi Lazzi Grazzini in settima pagina, senza neanche un richiamo in prima, tutta presa dai soliti Clinton-Obama e Yahoo-Microsoft. Ma qui il discorso forse è più largo: la Confindustria di Montezemolo ha concorso un po’ al “buco” e l’eccellente suo giornale non può tenerne conto - la Confindustria a lungo ha chiesto la riduzione del costo del lavoro, con meno contributi e meno fisco in busta paga, Montezemolo invece è di quelli che i soldi li vogliono in mani proprie, in incentivi, decontribuzioni, innovazione, ricerca. Sarà per questo che anche la crisi dell'industria è materia di segreto di Stato.
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