giovedì 21 febbraio 2008

L'ipoteca del "pizzo" fiscale

Astolfo

Mastella ha sparigliato nel mezzo della seconda offensiva del buon Veltroni e di “Tps”, al secolo Vincenzo Visco, contro gli amministrati, sotto forma di prelievo fiscale mafioso, il famoso pizzo: dateci un po’ di soldi.
Cartelle pazze e SuperIci: un miliardo per Veltroni
Veltroni il Buono ha lasciato Visco fuori dal Pd. Ma egli stesso ha lasciato il Campidoglio, certo senza preavviso, nel mezzo di un’offensiva colossale sulle tasche dei romani, attorno al miliardo. Due ondate da un milione l’una di "cartelle pazze", per crediti cioè non dovuti, mollate all’esattoria di Stato di “Tps”, Equitalia, per fare con gli anticipi il bilancio 2007, due milioni di cartelle da cento euro in media l’uno (si tratta in gran parte di multe stradali), fanno duecento milioni. Il Difensore Civico ha denunciato questo sistema di fare il bilancio, ma Veltroni non l’ha degnato – il Difensore Civico non lo paga lui? Di peggio anzi ha apprestato per il bilancio 2008: a fine novembre, pagata l’antipaticissima Ici, che dice di voler togliere, ha mandato a 400 mila famiglie romane dei Municipi II, III, VI, IX, XI, XVI, XVII, perentoria richiesta di far rivedere i coefficienti catastali, e di pagare cinque anni di arretrati sui nuovi coefficienti entro il 31 marzo. A mille euro l’uno di arretrati sono 400 mila euro. Più altrettanti per i periti del Comune che devono autenticare la pratica: torme di studi professionali hanno infatti tartassato i 400 mila, dopo l’ingiunzione del sindaco buono, con lettere minacciose. Lasciando intendere che la revisione va comunque fatta al rialzo, anche se la casa è la stessa di cinquanta o cento anni fa, altrimenti… - lettere non anonime, questo bisogna riconoscerlo. I Municipi corrispondono ai quartieri Salario, Africano, San Lorenzo, Casilino, Appio, Garbatella, San Paolo, Monteverde, Trionfale, piccolo borghesi. Rimangono trionfalmente fuori i quartieri Parioli, Balduina, Trastevere, degli ex elettori ricchi di destra passati compatti con Veltroni, che eel loro patinatissimo mensile, pieno dei ricevimenti in casa, è columnist.
“Tps” vuole qualcosa dai professionisti
“Tps”,Tommaso Padoa Schioppa, l’impolitico ex brillante pupillo di Ciampi, maschera o marionetta di Visco, aveva invece appena lanciato un’offensiva sui professionisti, medici, avvocati, ingegneri, quando il governo è caduto. Un milione di “accertamenti” erano partiti, a tutti chiedendo fra i dieci e i ventimila euro. L’anno scorso un’analoga offensiva contro artigiani e negozianti fruttò due miliardi e mezzo. Quella di quest’anno dovrebbe fruttare, secondo i calcoli di “Tps”, il doppio, cinque miliardi. Le cifre sono ballerine perché l’accertamento è presuntivo, si basa su “parametri” d’imprecisati consulenti tecnici che moltiplicano il reddito. Non si controlla la contablità, non si chiede nemmeno di vederla, non si fanno controlli incvrociati, per quanto oggi anch'essi automatici, non si usa lo sbandierato redditometro che altri consulenti a caro prezzo hanno elaborato. Poi l’Agenzia delle entrate benevolmente chiede ai malcapitati di pagare il 70 per cento dell’accertamento, o almeno, via, il cinquanta per cento. Il meccanismo è quello noto a molta gente al Sud. Il pizzo dell’accertamento viene applicato con la stessa insolenza dei picciotti dalle neo laureate neo assunte di Visco “Tps”.
Non molti professionisti sono orientati a pagare, piuttosto che avviare il contenzioso – che comunque verrà deciso dagli amici e parenti del governo, è la “società civile” che costituisce le Commissioni tributarie di primo grado, per il cachet di presenza. L’ottimismo di “Tps” deriva dal fatto che i professionisti sono categorie non forti sindacalmente. Come invece erano le categoria prese di mira nel 2007, aritigiani e commercianti. La reazione fu allora furibonda. Anche perché gli studi di settore dei consulenti tecnici di “Tps” calcolavano il reddito del verduraio di Castingliocello o Santa Severa moltiplicando per dodici il fatturato del mese di agosto.
Nasi turati
Si chiama fisco il fattore che deciderà le elezioni. Potrebbe anche essere la recessione, se è vero che l'Italia è in crescita zero, a fronte di una crescita europea sempre al 2 per cento. Ma il fisco è di più immediata percezione. I due schieramenti si equivalgono, e quindi il risultato, essendo la legge elettorale rimasta sostanzialmente proporzionale, non ripeterà l’esito del del 2001 – allora un Parlamento decisamente berlusconiano. Sarà come sempre in Italia decisivo il voto marginale, o d’opinione, che il fisco come Tps e Veltroni lo concepiscono, fare cassa a spese dei soliti noti, condizionerà. Sia pure sotto forma di astensione, voto sofferto, nasi turati, mal di stomaco. Tra Stato etico, cioè fascismo, e mafia.nel nome del potere, la scelta non è gratificante per chi ha votato e s’è battuto per la sinistra.
La questione non è mafiosa per scherzo: gli accertamenti presuntivi a carico di chi paga le tasse sono puro autoritarismo, e vanno contro l’equità fiscale. La Corte costituzionale e la giustizia amministrativa non potranno non occuparsene a lungo, anche se hanno gli occhi bendati. Né si potranno continuare a fare i bilanci comunali col window dressing, e con le anticipazioni di comodo di Equitalia, un baraccone messo su dal Tesoro, che non potrà mai rientrare delle somme anticipate. Uno scandalo che solo la Corte de conti può coprire: il Tesoro che consente ai comuni di truccare i bilanci, e anzi li invoglia, era uno scandalo che ancora mancava.

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