Spulciando nella ex Trimestrale di cassa si vede netto che il governo Prodi ha meritato di cadere.
Ha incrementato di due punti del pil la pressione fiscale, di ben trenta miliardi cioè. Un drenaggio di risorse enorme. Per presentare il compitino a Bruxelles, al plauso del compiacente Almunia. E per aumentare la spesa. La spesa corrente improduttiva, o “politica”, non gli investimenti. Che anzi ha bloccato o diluito, quei pochi che erano stati avviati. Quella spesa che è il buco nero dell’Italia. Figurativamente, è stato come togliere il fieno al puledro scalpitante, se l’Italia lo è ancora, per darlo al porco, che se ne serve solo per avvoltolarcisi.
La premessa del ministro Tommaso Padoa Schioppa denuncia i limiti dell’ideologia della Banca d’Italia, puro equilibrismo senza la saggezza di Ciampi (e di Fazio). Con bugie evidenti: “Il peso (del fisco) sul contribuente leale non è aumentato”, mentre tutti abbiamo pagato fra mille e duemila euro l’anno più. O: “Le risorse finanziarie per alcune infrastrutture chiave sono state ricostituite”, mentre invece sono state ridotte o addirittura cancellate, dalla Salerno-Rc alla variante di valico Firenze-Bologna, al passante di Mestre, e naturalmente al traforo alpino della Tav e al Ponte di Messina.”Nel 2008 l’economia rallenta ma i conti tengono e migliorano”, mentre le tabelle della stessa Relazione mostrano che non ci sono margini per ulteriori incrementi fiscali, destinati anzi a essere assorbiti dalle spese già approvate. E che il deficit anzi è già sul 2,6-2,8 per cento del pil, insomma è al fatidico tre per cento del Patto di stabilità europeo: si sa già che l’avanzo a dicembre è inferiore di tre miliardi rispetto ai 15 che la Trimestrale registra, per effetto del caro euro che rende più oneroso il debito, e in questo primo trimestre è per lo stesso motivo inferiore di quattro e forse cinque miliardi.
Sul primo punto la stessa Relazione smentisce il ministro: “Il carico fiscale su chi adempie in pieno al dovere di contribuente è anormalmente alto”. Gli aumenti delle entrate fiscali sono imputati in tabella alle imposte dirette e agli oneri sociali. Dell’aumento del gettito erariale nel 2007, stimato in 27,2 miliardi, meno di un quinto, 5,3 miliardi, viene imputato alle misure antievasione\elusione. E ancora, di questa quota è da sapere quanta sarà incassata veramente: il miglioramento è “prima dell’eliminazione dell’anticipo dei concessionari della riscossione”. I casi di Roma, dove le ondate di “cartelle pazze” si susseguono, da un milione di cartelle a ondata, fanno presupporre un sicuro flop.
Eredità gravosa
Al nuovo governo Padoa Schioppa lascia allegro un compito gravosissimo: ridurre nei tre anni 2009-2011 di mezzo punto del pil all’anno la spesa ordinaria, venti miliardi nei tre anni, per appianare il bilancio. E di ben un punto di pil l’anno, 40 miliardi nei tre anni, se si vuole cominciare a sgravare il reddito fisso e le imprese degli insostenibili oneri fiscali e parafiscali. “Nel complesso, la politica di bilancio dovrà recuperare risorse nel trienni 2009-2011 per un ammontare che si situa tra i 20 e i 30 miliardi”. Al netto dell’eventuale finanziamento di sgravi fiscali. Il “risanamento” che Padoa Schioppa vanta lascia insomma un’eredità ben gravosa.
Più in generale, Prodi ha preso l’Italia in una situazione di forte espansione nel 2006, e la lascia ferma quest’anno. Il pil è cresciuto del’1,8 per cento nel 2006, ma solo dell’1,5, invece del 2 previsto, nel 2007. E quest’anno sarà a zero o meno di zero. Per effetto, dice la Relazione, della crisi finanziaria e della recessione Usa. Ma nel 2007 gli Usa sono cresciuti del 2,2 per cento, e quest’anno di altrettanto crescerà la Germania, con la quale l’economia italiana è simbiotica - mentre la recessione Usa deve ancora manifestarsi, nel 2008 la crescita vi sarà dell’1,3-1,5 per cento. Le esportazioni, che nel 2006 crebbero del 6,2 per cento, quest’anno dimezzeranno la crescita. Il costo del lavoro ha avuto nel 2009 il più basso incremento in un decennio. Gli investimenti fissi lordi, cresciuti del 2,9 per cento del pil nel 2006, nel 2007 sono aumentati di poco più di un punto e quest’anno, forse, di poco più di mezzo punto. Gli impegni di spesa e i pagamenti sono caduti del 40-45 per cento fra il 2005 e il 2006.
La spesa corrente invece è aumentata del 3,4 per cento nel biennio 2006-2007. Quasi il doppio degli aumenti salariali. Ma senza gli incrementi salariali dovuti ai dipendenti pubblici: molti contratti “sono da finalizzare nel 2008, anno in cui si prevede quindi un netto aumento” della spesa... Altri oneri in arrivo sono gli artificiosi rinvii contabili di alcune spese sociali (il bonus per gli incaponenti, le assunzioni differite di duecentomila precari, etc.).
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