Il caso Alitalia ripete quello della Sme, la holding alimentare. Una vendita maldestra, oggi come allora. Da parte dello stesso soggetto, Romano Prodi. Una vendita in perdita: per Alitalia come per la Sme il compratore aveva garantita una dote. Contro le due operazioni uno stesso personaggio, Berlusconi, monta una cordata. La quale non c’è, oggi come allora: ci sono imprenditori che si dichiarano disponibili per l’amore della patria, ma non cacciano un soldo. Oggi come allora la vendita e le cordate hanno favorite facili speculazioni di Borsa. Nel nome dell’italianità dell’azienda: anche Sme doveva diventare un campione nazionale, sull'esempio del gruppo Kraft o Danone - la stessa ideologia poi usata per gonfiare all’inverosimile di debiti Parmalat.
Su questi presupposti gli sviluppi dovrebbero essere la parcellizzazione di Alitalia (lo spezzatino), e un’infinita storia giudiziaria. La Sme fu parcellizzata con beneficio dei compratori - è questo il senso e il fine delle cordate. Chi comprò rivendette a caro prezzo, tra essi in particolare un certo Lamiranda, di cui si sa solo che era amico di Prodi, Unilever, di cui Prodi era consulente, e Cagnotti, per l’arbitraggio della Banca di Roma di Geronzi. La lunga storia giudiziaria ha avuto a protagonista Berlusconi. Senza aver mai sfiorato la vendita di Prodi, a trattativa privata e a premio, a Carlo De Benedetti, su cui pure molto si è scritto. Né gli evidenti casi di aggiotaggio, anch’essi documentati, in Borsa e sui giornali.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento