Ha messo il sindacato a nudo, e ha aperto una falla che potrebbe travolgerlo per molti anni: il soggetto è il sindacato stesso. La sciocca mossa di Epifani, il leader della Cgil, e della Cisl dell’anti-Prodi Bonanni, a favore di sir Uolter ha scatenato la giusta ira di un’azienda che dal sindacato è stata ridotta in macerie. L’Alitalia è potenzialmente ricchissima, ma se deve mantenere la sede a Roma mentre opera da Milano, o se deve avere tre steward in volo invece di uno, non può che perdere un milione di euro al giorno. Questo Air France lo sa, e ora Spinetta scenderà a prendersene le macerie, invocato come un santo. Ma non finirà con l’ovvia cessione di Az a Af, compratore unico, e per molti aspetti anche benemerito.
Un sindacato che si è sempre disinteressato delle condizioni del lavoro, perfino della sicurezza. Che non sa fare i contratti del pubblico impiego quando al governo c’è il vecchio compromesso storico. Che si muove su Az solo quando Berlusconi interviene, per tamponarlo in qualche modo a favore di Veltroni. E non sa fare altro che immettere Fintecna, cioè il carrozzone politico vecchio stampo, nella proprietà di Az. È un sindacato che il vetero giornalismo che ci governa difende già con affanno, i padroni non hanno più argomenti in suo favore. È profezia doverosa che, dopo Az, non rappresenterà più nessuno. Nemmeno più i pensionati, che da un quindicennio erano diventati il suo pilastro, ma ai quali non riesce a dare più nemmeno il carovita. Gli restano i pensionabili, coloro che vogliono andare in pensione a 57 o 58 anni, ma sono sempre meno. Sotto i trent’anni non ci sono più iscritti al sindacato, solo pochi operai, alcune diecine di migliaia in tutto.
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