Le banche online offrono conti correnti in dollari, ai residenti italiani. Conti non remunerati, in una valuta sempre più debole, che tuttavia proliferano. Per fare trading su Wall Street, beninteso, ma non solo: si comprano dollari perché presto si apprezzeranno. Nel complesso gli investitori privati diffidano: all’ultima asta, il 12 marzo, le Treasury Notes Usa non hanno trovato acquirenti privati.
Un anno prima l’afflusso netto degli investitori privati era stato di 466 miliardi di dollari. E nel quarto trimestre del 2007 ancora di 195 miliardi. La decisa flessione dei tassi imposta dalla Fed per sostenere l’economia e allentare la crisi di Borsa e dei mutui ha reso gli investimenti non più convenienti. La Fed ha portato il tasso base in otto mesi, da aluglio 2007, dal 5,25 al 2,25 nominale attuale. Ma i rendimenti di bond e notes sono una cosa, il dollaro un’altra. Malgrado tutto. Malgrado la recessione in atto, e la politica dei bassi tassi, il dollaro rimane re. Nella facile aspettativa che conviene rimpinzarsene perché il guadagno è sicuro, già a breve termine.
I fondamentali dell’economia internazionale non sono stati scalfiti dalla crisi. La recessione americana sarà di breve durata e di lieve entità grazie alla tenuta del sistema globale. Che va sempre avanti a tassi sostenuti. E coincide col dollaro. Mario Margiocco ha documentato sul “Sole” di domenica la tenuta della globalizzazione, o del sistema dollaro: i fondi sovrani comprano dollari, le banche centrali asiatiche e latinoamericane pure. Le banche centrali e i fondi sovrani acquistano dollari al ritmo di 70-80 miliardi di dollari ogni mese, quindi 900 nel corso di questo 2008 pure infelice. Le banche centrali avevano a fine 2007 riserve per l’equivalente di 6,4 biliardi di dollari, quattro volte le riserve di dieci prima. Di cui 4 biliardi, il 64 per cento, in dollari, e in euro solo l’equivalente di 1,66 biliardi di dollari. Ancora nel 2007, a crisi finanziaria aperta, le nuove riserve delle banche centrali, pari a 1,33 biliardi di dollari, erano denominate in dollari per circa un biliardo.
Il resto del mondo non condivide la rigida politica malthusiana dell’Europa. Che peraltro non contrasta l’inflazione e anzi la aggrava. L’inflazione da Stato. Della burocrazia invadente e …… Della rigidità monetaria che da Maastricht regola l’Europa. Una camicia di forza che non protegge l’Europa dall’inflazione, che è molto superiore a quella registrata compiacentemente da Eurostat, e anzi è una della sue cause, col petrolio e il caro lavoro.
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