Si piangono le Domeniche sportive, nel mentre che se ne celebra la storia: nessuno più le vede. E la colpa si dà alla tv a pagamento, che invece langue. Mentre è della cialtroneria, del calcio consegnato ai legulei – compresi, anche qui, i magistrati: dove non s’infileranno? Quelli delle mosse, o delle moviole: il difensore è in linea? c'è luce tra le gambre? e il pestone è davanti o di dietro? o ha toccato prima la palla? Nell’apparentemente rinverginita Calciopoli, dopo la riconquista del potere sportivo da parte della vecchia Dc, Petrucci, Abete, Matarrese, con i moralisti del tipo Borrelli e Guidirossi – ricordate la vergogna della celebrazione romana del Mondiale di Germania? Quella della squadra in essa intrappolata si toccava con mano in televisione.
Il calcio del resto è quello che è, che la Roma ben simboleggia opposta al Manchester United. Le uniche due squadre che avevano una gestione legale, Juventus e Fiorentina, sono state colpite nell’onore, e si rifanno strada a fatica in questo mondo supercorrotto. Dove l’Inter stravince con bilanci talmente aggrovigliati da lasciare a bocca aperta più dei gol di Ibrahimovic, dopo aver distrutto una diecina di grandi atleti italiani, Cannavaro, Pirlo, Toldo, Materazzi eccetera, con un presidente che liberamente dà dello “stronzo!” all’arbitro, per alcuni secondi di recupero in più, o in meno. Molti soldi del resto non ci sono e bisogna arrabbattarsi. La Roma e la Lazio non possono spendere un euro, il nuovo padrone Profumo non lo consente. Gli altri vivacchiano, sperando di fare il colpo nei vivai sudamericani e africani. Visto da fuori, fa paura. Ma i giornalisti sportivi, che dovrebbero essere le vittime delle Domeniche senza pubblico, se la godono allegri: per loro il calcio è un optional?
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