lunedì 14 aprile 2008

L'anti-politica è politica furba

L’anti-politica di Grillo è politica. Promuove la raccolta di voti, le candidature, le liste. È politica furba, come quella di Di Pietro, furbo dichiarato. È politichicchia, che tutti gli altri vuole maneggioni e corrotti mentre Grillo – e Di Pietro – vuole equo, intelligente, sempre, uno che ha tutte le soluzioni, che per definizione sono le migliori e anzi definitive. È una furbizia che si rivolge peraltro ai furbi, a tutti quelli che non sanno di che parlano ma si vogliono più onesti, intelligenti, capaci, e anzi risolutivi.
L’anti-politica è - dovrebbe essere - la via del distacco. Una superiore serenità di fronte agli affari e alla storia. Una sorte di zen socratico, la saggezza di chi sa di non sapere. Perciò senza albagia, e senza disprezzo della politica, come di ogni altra azione umana. Questa naturalmente è filosofia. Ma l’anti-politica di Grillo è disgustosa anche senza filosofia. O no, è malinconica. È il segno di dove una cultura – un’epoca, una storia – debole può condurre, una democrazia malintesa, un’informazione ridotta al gossip, gestita dalle veline, pagata dalla audience. E una politica dell’immagine.

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