Potrebbe dunque essere di nove punti anche il distacco di Alemanno su Rutelli. Un vantaggio tanto più sensibile rispetto al voto politico, considerato che il vincitore sfidava il sindaco emerito. E che partiva con nove punti di svantaggio – ma certo non poteva sperare, probabilmente nemmeno immaginare, la fanfaronesca campagna di Rutelli, arrivata all’“indiscrezione” che l’avversario aveva prezzolato un rumeno perché accoltellasse e stuprasse una giovane africana…, nessun politico decente alza palle così favorevoli.
Ma il numero nove è soprattutto importante per il debito che il nuovo sindaco erediterà: sette miliardi con le banche e due con la Cassa depositi e prestiti. Con l’onere quindi di pagare ogni anno un miliardo di soli interessi. Con un bilancio in deficit di ben due miliardi, e non potrebbe, la legge non lo consente. Pur essendo dal lato entrate sopravvalutato di uno-due miliardi. Per i due milioni di cartelle pazze che Veltroni ha fatto emettere alla compiacente Equitalia, l’esattore del ministero dell’Economia. Che comunque non sono entrate fiscali, trattandosi di multe e more. Ed essendo finite perlopiù in contestazione, costringeranno il Campidoglio a risarcire gli anticipi di Equitalia.
Questo senza contare il buco dei derivati, la panace inventata dalle banche d'affari per sfruttare i Comuni, che per Roma sarà via via necessariamente più alta che per gli altri Comuni dov'è stato già accertato. Altro mezzo milione di oneri per quattro-cinque anni?
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