L’eugenetica (bisogna non nascere? bisogna morire?), l’evoluzione, lo statuto dei lavoratori, negli anni 1920. E la prevedibile serie di battute. “Indossava gli occhiali scientifici più avanzati e più potenti chiudendo gli occhi”. “Il tiranno non governa con la sola forza, anzi governa soprattutto con la parola”. “Una vera rivoluzione ha tutti i colori dell’aurora, o della fine del mondo”. Con Chesterston non ci si annoia, anche in questa "Utopia degli usurai" rimasta così a lungo inedita in Italia.
Chesterston è in Italia vittima di se stesso, un anticonfomista ridotto a pedagogo e a moralista per essere cattolico. Bompiani ripubblica tal quali le vecchie Edizioni Paoline di Gian Dàuli, di cinquant'anni fa. Che ripetevano quelle Alpes, dello stesso Gian Dàuli, di ottant'anni fa. Ciò malgrado "L'osteria volante", con la sua alleanza segreta tra i potentati economici occidentali e i cattivi dell'islam, resta godibile. Anzi è forse di lettura più brllante in questa epoca complottarda.
Chesterston è una lettura sempre speciale: richiede che si entri in un linguaggio diverso, un modo di rappresentare il mondo diverso, benché rispettoso della grammatica e della sintassi. Enrico Ghezzi, che riedita il romanzo, evoca la "concretezza fantastica dell'astratto". E' il principio anarchico applicato alla stessa scrittura, e per questo imprevedibile. E' la cifra anche di Conan Doyle, depurata delle melensaggini e le lungaggini, e la fortuna di Sherlock Holmes, l'approccio irrispettoso, verbalmente violento: lo scherzo è lo scarto.
"L'utopia degli usurai" rende fruibili alcuni degli sketch giornalistici sui quali la fama di Chesterston si è costituita, ma la cui conoscenza è limitata in Italia alla raccolta "Ortodossia". Quelli scritti per il “Daily Herald”, il quotidiano socialista, dopo una lunga militanza col "Daily Mail”, abbandonato per il rifiuto di condannare la corruzione del partito liberale al governo. Il creatore di Padre Brown vi scrive da destra le cose di sinistra. Gli articoli, riveduti dall’autore e postillati riccamente, sono confluiti in un libro per il pubblico americano. Con effetti sorprendenti: la Società degli usurai è il socialismo burocratico... Ma soprattutto con un senso vivo della realtà, per tanti aspetti ritornante, come si vede dall’indice, senza il gossip, l’acquario, il velinaggio: una boccata di realtà col denaro, l’avidità e lo sfruttamento, e con le verità che non si dicono: “Nessuno è mai morto per il capitalismo”. C’è un fondo di anarchia in ogni conservatore.
G.K.Chesterston, L’utopia degli usurai, excelsior 1881, pp.260, € 15,50
L'osteria volante, Bompiani, pp. 322, € 8,40
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