mercoledì 21 maggio 2008
A Berlusconi perché Zapatero intenda
Si fanno due letture dei ridicoli attacchi di mezzo governo spagnolo all'Italia. Una è che, grazie a una stampa compiacente, Zapatero tenti di guadagnarsi qualche mese di disattenzione dalla crisi dell'economia. L'altra invece è sottile: per gli stessi motivi, la crisi non più occultabile, c’è un avvicinamento tra Zapatero e Rajoy, tra il presidente del consiglio socialista e l’opposizione popolare, che una parte del partito Socialista non condivide. In particolare l’arcigna de la Vega, la vice presidente del consiglio, e due ministri junior che a lei si rifanno. In questa ipotesi le critiche all’Italia erano strumentali, perché Zapatero intendesse fin dove si potrà spingere nel dialogo incipiente con Rajoy. Da questo punto di vista l’Italia è anzi un modello per la Spagna: l’idea sarebbe venuta a Zapatero, e allo stesso Rajoy, da Veltroni.
Tre sono i problemi su cui Zapatero ritiene utile la sponda del partito Popolare. Evitare l’isolamento in Europa, ora che il crack elettorale dei laburisti e dei socialdemocratici tedeschi lo lascia unico socialista. Questo anzitutto per proteggersi dalla crisi incombente dell'immobiliare, che è il solo motore di sviluppo della Spagna, il cui crack da un anno è prevenuto comn qualche perdita dalla Banca centrale europea. Una situazione di privilegio che molti partner dell'euro criticano. In secondo luogo Zapatero ha scoperto che con la diplomazia si ottengono più risultati che con l'ideologia. Il più apprezzato è stato l’arresto in Francia del capo dell’Eta, l’organizzazione terrorista basca, per oltre vent’anni protetto da Mitterrand e poi da Chirac.
Zapatero si sente un animale esotico allo zoo, e intende sintonizzarsi con l’onda lunga europea. In quest'ambito Zapatero cerca anche agganci nei paesi del petrolio, in Nord Africa e nel Medio Oriente, ora che la Spagna perde la condizione di beneficiaria privilegiata della Ue, con l'allargamento e la crescita della sua economia. Senza dimenticare Israele.
Il terzo scopo è rilanciare con fermezza la politica della sicurezza, col controllo dell’immigrazione. La Spagna ha il maggior numero di immigrati, il 9 per cento della popolazione, e di arrivi di clandestini disperati via mare. Una decisa sterzata di Aznar nel 2001 ha consentito l’estradizione rapida degli indesiderati, per una cifra annua enorme, circa 40 mila. Ma non è la soluzione – tra l’altro è costosa. In attesa di una vera politica dell’immigrazione Ue, anche Zapatero è alla ricerca di misure dissuasive e preventive.
Di questo Zapatero intende parlare con Berlusconi nella sua visita a Roma tra una settimana. Non per esternare patti o iniziative blaterali, ma per avviare contatti che, se condivisi come tutto lascia supporre, possano rivelarsi utili in sede europea.
Su tutti questi temi una parte del partito Socialista lo attacca. Scopertamente nel caso di Israele, e ben più duramente che sull’immigrazione. Mentre il capofila dell’opposizione Rajoy, sottoposto a pressioni nel suo partito dopo la sconfitta alle elezioni, trova conveniente andare in soccorso di Zapatero, nel tentativo di restare in sella.
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