domenica 4 maggio 2008

Il Pd porta male anche ai giornali

Tra le autorevoli fonti di saggezza straniera “Repubblica” cita un distico di Christiane Amanpour, una della Cnn: “Se i giornalisti non fanno il loro dovere\i cattivi vincono”. Berlusconi dunque ha vinto perché i giornalisti non hanno fatto il loro dovere. È possibile. Certo è che i giornali che hanno sostenuto il Pd perdono anche loro. Non da ora, da due anni perdono copie, mentre i giornali di destra ne guadagnano, “Giornale”, “Libero”, il gruppo “Nazione”, “Tempo”. Arrestata con la campagna elettorale, l’emorragia è ripresa presto dopo il voto. La diffusione è rimasta alta, confrontando giorno dopo giorno le tirature odierne con quelle di un anno e di due anni fa. Ma, stando ai cdr di “Repubblica” e del “Corriere”, le rese sono ancora più alte.
Nel 2006, col patrocinio dichiarato di Prodi, il “Corriere” aveva perduto 40 mila copie. Vittorio Colao, l’ad del gruppo che denunciò il fatto, ex enfant prodige di Vodafone illuso dal prestigio del “Corriere”, fu per questo licenziato: l’azienda sceglieva l’impegno politico. Due anni dopo, convocate le elezioni, il direttore Paolo Mieli si è garantito con un’intervista a “Libero”: giornale a sinistra, testa a destra. Un colpo al cerchio e uno alla botte - sempre libero di megafonare i Grandi Giornali Inglesi sul ritorno del Duce. Ma non è bastato. Dopo la pausa del 2007, e dopo il traino delle elezioni, il calo delle vendite ha ripreso. Nel 2006 era stato di circa centomila copie per “Corriere”, “Repubblica”, “Sole”, “Stampa” e “Messaggero” insieme, il 7 per cento del totale.

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