Ce l’ha con la messa tridentina di Benedetto XVI. Citando contro il latino i bei nomi, vecchio artificio della retorica della polemica. Ma non Gramsci. Né se stesso, che in “Noi e gli antichi”, appena quattro anni fa, argomentava “perché lo studio dei Greci e dei Romani giova all’intelligenza dei moderni”. “Filologia e libertà” ha una parte buona, un paio di pagine, le citazioni di Pasquali. Per il resto, malgrado la qualità dell’edizione, è un libello da poco, un articolo di giornale contro il papa. Come gli altri contro la democrazia (che elegge Berlusconi), e contro Augusto (di Berlusconi predecessore).
Canfora, che è stato forse il miglior scrittore – miglior “narratore” – degli anni 1990 con la sua capacità di far vivere la filologia, si è perso quale polemista stucchevole, prevedibile. Il titolo giusto sarebbe diverso: la filologia, o l’invenzione del testo. Il dotto Canfora è naturalmente al di qua della linea. Ma è in fase acuta di “correttismo” politico e quindi insolentisce per 150 pagine quelle carogne di papi che non consentono di ricostruire la verità della Bibbia, riproducendo fuori contesto a scopo di ludibrio anche i documenti papali.
La sua storia pure è cupa. La democrazia di Atene fu incidentale e breve. Brevissima, poche settimane o mesi. E si marcia su Roma dai tempi di Augusto, di quando Augusto aveva 19 anni. Un giorno si scriverà di quando Berlusconi pubblicava e promuoveva i suoi critici, come Canfora, e sarà di sicuro più interessante.
Luciano Canfora, Filologia e libertà, Mondadori, pp.149, € 13
La democrazia. Storia di un’ideologia, Laterza, pp.446, € 9
La prima marcia su Roma, Laterza, pp.87, € 12
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