Dietro l’annuncio dell’ennesimo rinvio per Kashagan c’è una morsa, che questa volta si potrebbe stringere, tra la Exxon e il governo kazaco per estromettere l’Eni dalla conduzione del consorzio. Il governo vuole raddoppiata, senza spesa, la propria quota nel consorzio di produzione, il gruppo americano vuole sostiturisi all'Eni per accelerare la messa in produzione. Ci sono problemi per mettere il giacimento in produzione, idrogeologici e logistici. Ma Kashagan è pur sempre il maggiore giacimento di petrolio esistente, che da solo può dare 55 milioni di tonnellate l’anno, poco meno del consumo dell’Italia. E la sua mancata produzione in questa stagione di prezzi altissimi del petrolio viene risentita dal governo kazaco e da alcuni partecipanti al consorzio come un semi-fallimento.
L’entrata in produzione, prevista per quest’anno, è stata rinviata un anno fa al 2001, facendo infuriare il governo kazaco e la altre compagnie della cordata Eni. Ora la scadenza è rinviata di altri due anni, al 2013. Il governo kazaco, isolato internazionalmente, non ha molta capacità di pressione. Ma nel corso del negoziato per il primo rinvio la Exxon aveva tentato di sopravanzare l’Eni. E ora si è riproposta.
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