È lite dunque a “Repubblica” fra D’Avanzo e Travaglio su chi è più mafioso, se Schifani o lo stesso Travaglio. È il giornalismo di oggi, in cui si può dire tutto di tutti, anche mafioso, e se non si dice anzi non è buon giornalismo. E magari i due tra un anno si complimenteranno per essersi fatta pubblicità a vicenda. Non bisogna dunque preoccuparsi.
C'è però un problema per il lettore, che paga per questo. Non per essere informato ma per avere di questo sapido pettegolezzo. Perché è un problema? Per due motivi. Perché di saporito questi pettegolezzi non hanno nulla, si capisce che sempre meno gente compri i giornali. E perché “Repubblica” era nato per essere il miglior giornale italiano, e ancora se ne giova. Mentre il fondatore Scalfari continua la ricerca dell’Io, che chiama Dio. E la sua questione morale viene lasciata a giornalisti e collaboratori del “Borghese”. Che sono ottimi cronisti giudiziari, sono anzi quelli che sanno tutto. Ma per essere vicini, anche in vacanza, agli organi d’informazione che una volta si chiamavano sbirri.
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