domenica 11 maggio 2008

Secondi pensieri (12)

zeulig

Ateismo – L’unica forma di ateismo è il materialismo, l’indifferenza.
La fantascienza è atea, il mondo senza tempo, senza attese, senza memoria, a parte l’elettronica.

Dio – Non si sa dunque se esiste, la prova non c’è. Ma la stupidità esiste.

È morto per i credenti, s’intende.

È morto se è morta l’ultima sua creatura. Non ci sono più uomini?

Non c’è mai stato tanto quanto dacché si pretende morto. La morte di Dio è ancora un’astuzia di Dio.

La vita c’è. E ci sono ottime leggi fisiche e biologiche per consentire, se non l’eternità, l’iterazione della vita in una logica di miglioramento. E tutto questo è Dio: Dio è “la verità e la vita”.

Economia – È metafora reale (pratica, effettuale) del mutamento, e quindi della condizione umana. Causa ed effetto della tecnica, delle priorità intellettuali e affettive – le scelte generazionali. Della politica.
Razionalizza – per adattamento – gli eventi. L’ostilità sanguinaria degli arabi contro l’Occidente che ha aperto il millennio, se portasse all’abbandono forzoso del petrolio, porterebbe all’abbattimento degli incidenti stradali e dell’inquinamento, che sono le cause maggiori di mortalità. Le cosiddette astuzie della storia sono prevalentemente le logiche dell’economia.

Filosofia politica – L’eccentricità di Plessner e la destituzione di Arnold Gehlen sono le condizioni non dell’antropologia ma della filosofia: il filosofo, che vaglia le profondità della sfera interiore, è per questo stesso motivo inadatto a quella esterna. Da Platone (e Aristotele: Alessandro Magno, il suo miglior allievo, non è un buon risultato) a Heidegger.
Dunque, la filosofia politica non esiste. Da Cicerone e sant’Agostino a san Tommaso, il Rinascimento, l’illuminismo e Hegel, con le questioni degli antichi e dei moderni, sembra che sia possibile, ma è politica, non filosofia.

Giallo - È il ritorno della narrazione come gioco - dopo cinquant’anni di correzione politica, più o meno neorealista. Inventiva, sorpresa. Anche le passioni vi sono gioco da (de)costruzione.

Il detective è un archetipo. Ogni grande detective di gialli è un meccanismo semplice, sotto l’apparente mistero, e ripetitivo. Incarnando (astraendo) nella fattispecie una procedura logica – che è insieme complessa e semplice (intuitiva), come ogni fatto logico.

Dev’essere accusatorio. Anche Perry Mason difende accusando.
È la rivincita dell’invidia? Da qui la sua dilagante diffusione. Anche quando si presenta compassionevole, alla Chandler.
È la letteratura all’epoca del giustizialismo, col quale s’identificano le democrazie contemporanee. Gli Stati Uniti in primo luogo naturalmente, e tra gli altri l’Italia, da Clinton a Andreotti – vittime? protagonisti?

Giustizia – Per un cristiano non è affare di legge ma di coscienza: siamo legge a noi stessi. Per questo è sempre insoddisfacente. È il problema centrale dell’etica, ma dell’etica cristiana – ancorché anticipata da Platone.

Heidegger – La sua speciale lingua è un prato peloso. Che potrebbe non nascondere neanche serpenti.

Idealismo – Viene con la letteratura prima che con la filosofia, il suo errore è per questo pervicace. È difficile spiegare che è un errore, poiché si tratta di un sentimento e una passione.

Io – Si è dissolto perché non c’è. Si lascia dissociare perché sa che l’identità è complessa, e dissociata.
La sua scoperta, e la scoperta della sua dissociazione, è stata avventurosa, e tuttora lo è, oltre che redditizia, per gli analisti. Ma è un’avventura inconcludente e fine a se stessa.

Libertà – Vuol’essere selettiva.
La liberazione è democratica: è ugualitaria. Ma la libertà c’è solo nella differenza.

Memoria – Salta il tempo – lo annulla - più di quanto lo ricostituisca, il presente in soggettiva sovrapponendo allo stesso vissuto.
Il ricordo è ricostituzione, del presente. Si capisce che ricostituisca l’inconscio.

Paternità – È acquisita – è pedagogica, both ways.
La maternità invece è naturale: c’è o non c’è. In molte donne non c’è mai, anche con molti figli.

Politica - È la mobilitazione dell’indicibile e l’ingovernabile – dei bassi istinti, dalla sopraffazione all’avidità. Dei potenti, secondo la storia (la storia dei potenti) e l’ideologia. Ma di più – sempre più – delle masse.

Popolo - È concetto salvifico, delle Scritture. L’equivalente di fedeli, comunità dei credenti. In che cosa: Dio, la tribù, la lingua?

Progresso - È il proprio dell’uomo, il mutamento incessante. Positivo o negativo (accrescitivo o distruttivo, migliorativo o peggiorativo) ma voluto, cercato, architettato.

Realtà – Ha bisogno di vanità. L’uomo discreto è nulla, invisibile: l’autore inedito, l’innamorato non dichiarato, il diavolo delle buone intenzioni.

Storia – Parla al futuro, ancorché ristretto dalle “prove” (documenti, testimonianze, statistiche). È progettazione, ancorché ideologica.
Il futuro può essere generazionale, culturale, mitico, e ideologico – che è stato il futuro regressivo, e fallito, del Novecento.

È cieca. Non ha un progetto, e non prepara rivoluzioni, le subisce.
Ma le rivoluzioni possono impossessarsene, le passatiste e le futuriste, farsene una ragione. Tutto se l’ingroppa.

Uguaglianza - È sfacciata. Vi si perde il pudore e ogni limite.

Vita – Passa attraverso molteplici morti: dei genitori, di un’attività, un matrimonio, una malattia, un’idea.

zeulig@gmail.com

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