domenica 25 maggio 2008

Secondi pensieri (13)

zeulig 
 
Agnizione – Recupera il timore del mancato riconoscimento, degli altri e di sé. È artificio diffuso perché il timore è diffuso, è anzi il meccanismo basilare della conoscenza, per tentativi ed errori. Anche le storie d’amore sono un tentativo di riconoscimento. 

 Amore - È talvolta una scoperta di estraneità. Anche quello carnale, di parentela. L’amore è magia, cioè volontà di amare, applicata. Ma non solo nella durata, anche nell’atto dell’innamoramento, e nell’amore folle. È la grazia. Una condizione insieme coltivata, per la quale bisogna “essere preparati”, e donata. È l’attenzione – la Sorge di Heidegger, la premura. Ma Heidegger non sa nominarlo, perché? Dopo i vent’anni non c’è rappresentazione dell’amore felice. Si potrebbe farlo, è una buona sfida per un buon scrittore, ma non si fa. C’è la coppia – fidanzamento, convivenza, matrimonio. E c’è la singletudine, sempre inquieta. E lo scarto sui due stati, l’innamoramento, è da tempo immemorabile fonte di dolore e disgrazia non di felicità. Non c’è amore proprio, senza sanzione. L’amore non va con la libertà.

Antisemitismo - È cresciuto con l’uso della Bibbia. Non c’era nel primo millennio del cristianesimo. È scomparso con papa Woytila, che non ha mai fatto una citazione biblica, e con  il dialogo che tanto fortissimamente ha voluto. 

Celan-Céline - È più che un’assonanza. Nemmeno blasfema, facendo la tara dell’antisemitismo. Il legame è più autentico di quello Celan-Heidegger, che è posticcio (politico). Chiarisce l’oscurità del poeta, il suo bisogno di esprimere, malgrado la camicia di forza mallarmeana indossata, l’orrendo e l’irrimovibile che ha fatto la sua esperienza, storica, familiare, personale.

Germanesimo – Si può dire l’amore della morte. A Rilke l’identificazione scatta prepotente, a Kafka: non si muore per accidente, malattia o vecchiaia, ma inevitabilmente per bellezza e amore, il segreto della vita. Non c’è mai nella poesia tedesca dell’Otto-Novecento abbastanza purezza, è come per i poveri di generazioni affamati, non c’è mai per loro abbastanza cibo. Essendo nipoti o nonni di Freud, in sonno, in partibus, in incognito, i tedeschi sono igienisti. Dei sentimenti, della passione, della ragione.

Identità - Il problema dell’identità è che esso si complica con la ricerca dell’identità, della sua definizione e del reperimento di essa. Come di ogni altro concetto e, Heisenberg avrebbe detto, ogni entità. Aggravato però da una speciale sensibilità: dall’esclusione che la ricerca dell’identità presuppone e rafforza, sia pure sotto la forma dell’autoesclusione.

Magia - È naturale, per stati esaltati dell’animo, schizofrenie lievi, forme depressive, sogni erotici (incubi, succubi), metereopatia, allucinogeni erbacei (segala, cannabis, datura, elleboro, aconito), nei cibi, le bevande, gli estratti, gli unguenti, per le persistenze dell’universo infantile, senza tempo e senza spazio. È una forma di follia ragionata, ragionevole. È una forma (estensione) della logica.

Marx - È Cristo, è vero – se era ebreo, si è convertito. Per il dovere del paradiso in terra, della giustizia. Un Cristo laico, per la fregnaccia del Diamat. La verità è che della fabbrica non resta nulla, il vero lavoro è sovrastruttura, qualsiasi esperto di produzione lo sa. Anche politicamente: altrimenti sarebbe un comunismo di schiavi, senza possibilità di realizzare l’uomo, poiché elimina ogni spazio comune.

Nichilismo – È materia cristiana, mussulmana, ebraica: del Dio unico. Quello più rigoroso non è ateo ma credente – si è atei perché si ragiona, si crede nella ragione. Quando non c’è è più il divino, ma un Dio unico, il Principio di tutte le cose, ascendere a Lui è, diceva William Blake, “scendere nell’annientamento del proprio io”. Quello che cercano i mistici. Che poi diventa, conseguentemente, annullamento dell’io. Si ascende a Dio, già Dante lo sapeva, andando all’ingiù. Bisogna essere umili, fino all’annientamento.

Ottimismo – Nasce dalla capacità critica, dalla ragione. La vicenda umana è indifferente. Baudelaire ha straordinaria, costante, carica positiva, benché i suoi temi siano il peccato, il male, la malattia, la morte. Quanto pessimista, al confronto, l’entusiasmo di Rimbaud, e non per la vicenda umana.

Passato - È la nostra essenza. È duro non perché è millenario, ma perché è cerebrale, nervoso, folle.

Proselitismo – Include. È la storia e la fortuna del cristianesimo in tutte le sue articolazioni. L’eredità del processo inclusivo che fece la fortuna dell’impero romano. Il fattore religioso può essere dirimente sull’identità. Si distinguono le religioni che fanno proselitismo da quelle che non lo fanno, forse solo l’ebraismo. Ma sull’identità il proselitismo opera al contrario, include. Non si fa molto caso nel cattolicesimo agli ebrei convertiti, seppure rinomati, Edith Stein, Simone Weil. Mentre l’ebraismo se ne scandalizza.

Religione - È portentosa. Il culto di Dio è luminoso. In senso onorifico ma anche proiettivo: non si saprebbe immaginare Dio triste, o perdente, o anche rutiniero.

Storia - È distruttiva. Distrugge i miti e le menzogne, sia pure benevole, di cui la vita si compiace: il senso della storia è nemico delle illusioni, dell’immaginazione.. Si dice – George Santayana –che “quelli che non possono ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”. Ma anche quelli che vivono nel passato. E quelli che vivono nel futuro, lo anticipano. È il tempo che è confuso. E la retorica, la bella frase. Che sempre sarà vera, ma per sé – per Santayana, i nostalgici, i logici sistemisti, ma la storia?

Sesso – È come il denaro, la stessa storia di “possessioni”, la glottologia non sbaglia, solo il dottor Freud non se n’è accorto. Per questo chi ha l’uno non cerca l’altro. I poveri scopano con più piacere. Per le donne può essere vario – avventuroso. Per gli uomini è ripetitivo. Per questo sono sentimentali. Gli uomini hanno inventato la pornografia pensando di variare il sesso. Per questo non resta loro che piangere. 

Tempo – È irrilevante per l’esistenza: c’è chi è lo stesso per tutta la vita. O capita di cambiare tutto in un istante, un incidente per esempio. Perfino in guerra si fatica a percepirne il passaggio: eventi anche gravi e dolorosi possono essere lenti, ripetitivi, abitudinari. È comprimibile. Facendo, o anche non facendo. Ed è estensibile – la durata: ricostruzione, immaginazione, memoria, storia – senza limiti. Si ricostituisce – esorcizza l’inatteso – attraverso le nozioni di destino, i miti, l’astrologia.

Uguaglianza - È l’amore di sé. Il sé che diventa mondo. L’uguaglianza livella in quanto riduce ad unum – non necessariamente porta verso il basso, verso il minimo denominatore comune. E questo uno è se stessi: il fautore benevolo dell’uguaglianza vuole tutti uguale a se stesso. È uno contento di sé. 

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