Dunque la giudice Nicoletta Gandus, che deve giudicare Berlusconi, ne ha detto molto male nel 2006 schierandosi per il partito di Spataro, il procuratore della Repubblica di Milano di cui basta il nome: “Si tratta di leggi che - a prescindere da ogni altra considerazione - hanno devastato il nostro sistema giustizia e compromesso il principio della ragionevole durata dei processi”. La ragionevole durata dei processi, secondo il partito di Spataro, è dieci anni? Dodici?
È probabile che, essendo di Magistratura Democratica, la giudice Gandus sia un’oppositrice politica di Berlusconi, con ambizioni dunque a titoli resistenziali. Partecipante ai social forum di Porto Alegre, Firenze e Parigi, si è distinta anzi per mettere l’Italia al di sotto del Terzo mondo quanto a riconoscimento dei diritti umani e civili, dice il suo santino – irritando per la verità un po’ tutti in Brasile, come sempre quando i ricchi si lamentano. Ma non è da escludere che attacchi il suo convenuto per farsi ricusare, perdere una sessione, favorire la prescrizione. Anche le persone di buona volontà hanno di queste debolezze, seppure inconfessate - la prescrizione consente al giudice di uscire a testa alta nella reputazione dei più, senza sporcarsi la coscienza. O magari, perché no, la giudice venendo bene nei fotoritratti alle manifestazioni, bionda vaporosa sulle forti bandiere rosse, punta ad aprirsi le porte di Vespa e Santoro, le corti italiane del ventunesimo secolo. A questo punto, Nicoletta è tutti noi. E gioiremo quando la corte milanese che dovrà decidere sulla ricusazione le darà ragione. Ma…
C’è un ma. Può darsi che Berlusconi non abbia 900 giudici alle calcagna, come pretende “Repubblica”. E nemmeno 789, come lui stesso pretende con De Benedetti. Ma anche se ne avesse 78 sarebbe un problema. Perché allora Berlusconi, che non è simpatico, si confermerebbe ubiquo, benché delinquente, è questo potrebbe corroborare la sua pretesa di essere Dio. Questo potrebbe anche dargli ragione nel disegno di sospendere i giudizi nei quali lui è coivolto per celebrare gli altri: forse i giudici troverebbero il tempo di condannare anche qualche pedofilo o grassatore, meglio se mafioso (dice oggi “Repubblica” in un pezzullo interno: “Capomafia uccise 13 persone\libero per scadenza dei termini. Nell’ambito di una faida una famiglia fu data in pasto ai maiali”).
I giudici italiani sono i più numerosi al mondo rispetto agli abitanti. Ma lavorano poco. Ora, se sono solerti contro Berlusconi e non lasciano scadere i termini, questo non può che fare piacere. Ma 900 giudici sono il 12 per cento di tutti i giudici italiani, uno su otto. Considerando quelli in servizio (non in malattia, non comandati a impieghi più prestigiosi, lucrosi, non in disponibilità, non al Csm, non al sindacato), i giudici di Berlusconi sono il 20 per cento del totale, uno su cinque. Allora speriamo che siano solo 78.
È un “sistema di giustizia” quello del processo a Berlusconi per avere avuto come avvocato Mills? Certamente lo è, c’è sistema dove c’è potere. Ma è un sistema democratico? Per il dottor Spataro sì, e per la corte mediatica che questo tribuno ha creato a Milano, di forcaioli e terroristi. Ma perché la Repubblica dovrebbe mantenerlo, e anzi proteggerlo? La Resistenza è contro questi infiltrati: sono provocatori. E parliamo di un partito di Milano, benché di Spataro. Poi ci sono i giudici di Napoli, dove non c'è limite all'abiezione.
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