Una testimone nota per essere inaffidabile rivela nel venticinquennale che le quindicenni romane scomparse nel 1983 sono state fatte rapire da un monsignore vaticano, puttaniere e ladro, a opera della banda della Magliana, per abusarne fino a ucciderle, e poi farle sparire. Si fanno su questa “rivelazione” molti articoli. Uno sul figlio quindicenne di un boss, Nicitra, scomparso “proprio” dieci anni dopo. Uno su papa Woytila, che nel 1989, dopo diciotto anni, non rinnovò a Marcinkus l’incarico di gestore delle finanze vaticane, al quale era stato nominato da Paolo VI – questo il monsignore pedofilo e necrofilo. Uno su Ostello Lupacchini, un magistrato che nella sua carriera ormai trentennale pare si sia occupato solo della banda della Magliana, sulla quale peraltro indagò, si fa per dire, solo pochi mesi, tra il 1993 e il 1994. Uno sul ristoratore di Torvajanica dove la denunciante andava a sniffare cocaina con De Pedis, il capo della banda. Uno sulla sorella di Mirella Gregori, una delle ragazze scomparse. Più di uno sulla sorella di Emanuela Orlandi, l’altra ragazza sparita. Uno sul centravanti Giordano, sposo in prime nozze della dichiarante. Uno sul noto tunnel di Monteverde, che da parco Ravizza porta al Ponte Bianco.
Nessuna novità, ma la notizia a questo punto è consistente. Non a opera degli arcinemici dell’Occidente, o della cristianità, ma dei cristianissimi grandi giornali, tutti in capo in qualche modo alle confessionali fondazioni ex bancarie. Uno però non sa se complimentarsi per la fantasia dei grandi giornali, pure questo è un problema. Perché anche i grandi delinquenti ne hanno.
E poi prevale la noia. Perché si fa un complotto di tutto, da qualche tempo. Ma escludendo l’area più promettente, l’ex Urss, tassativamente, quasi per parola data. L’unico articolo degno di nota in questa montatura, quello di Marco Ansaldo il 26 giugno su “Repubblica”, che ha intervistato il colonnello Günther Bohnsack, ex capo alla disinformazione della Stasi, è caduto nella disattenzione.
Bohnsack dice una cosa vera e grave: “Lo scambio Orlandi-Ali Agca fu un’invenzione di noi della Stasi”. Di sana pianta, a freddo, con lettere in turco e in italiano sgrammaticato, inviate all’Ansa e altre agenzie, al giudice Martella, a giornalisti. Su una ragazza di cui la Stasi non sapeva niente, ma la cui sparizione fu utilizzata a dirottare sui Lupi Grigi turchi l’attenzione puntata sui bulgari per l’attentato al papa. Ma non c’è attenzione in Italia, né storica né giornalistica, per la Stasi e il Kgb, che pure sono stati protagonisti pesanti dell’Italia repubblicana. Fra gli storici, che pure avrebbero a disposizione miniere di carte, solo Viktor Zaslavsky se ne occupa, che gli altri fanno finta di non leggere. Forse gli storici non sanno il russo. Ma è pure possibile che la memoria dell’Urss sia per loro sacra – dobbiamo imparare a trattarli da orfani.
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