Non c’è solo l’ex Margherita a scendere in campo sempre più dichiaratamente contro Veltroni. Anche i prodiani hanno la loro da dire. E comunque il leader del partito Democratico non si fa illusioni, a sentire i suoi collaboratori: si sente pressato da destra, per dire, e da sinistra. Per sinistra intendendo Arturo Parisi e i prossimo collaboratori di Prodi, tra essi il suo ex consulente per gli affari a palazzo Chigi, Angelo Rovati. Più una parte dei Ds, quelli che Veltroni aveva silurato nelle federazioni locali e nelle candidature e che tra elezioni amministrative e organi locali si stanno prendendo numerose rivincite. Un’alleanza tra Prodi e questa sinistra ex Ds, quasi bertinottiana, sembra impensabile, e tuttavia c’è già stata dieci anni fa, c’è stata nel 2006, e non è lontana oggi. Rovati, che ha voluto far sapere di non avere votato Pd, è più di Parisi un avversario acceso di Veltroni.
La saldatura è possibile sul tema Berlusconi. Anche Prodi è convinto che l’antiberlusconismo non paghi più. Forse in modo espediente, preparandosi personalmente la successione al Quirinale al presidente Napolitano tra quattro anni. Sul tema delle riforme istituzionali, però, per le quali l’incontro Pd-Pdl sembra maturo, Prodi dissente su più di un punto. Altri punti sensibili sarebbero la sicurezza (dai clandestini alle intercettazioni) e il mercato del lavoro. Su questi punti Prodi non ha proposte diverse da quelle del governo, ma si aspetta che Veltroni si logori in un’opposizione che non potrà essere credibile dal momento che l’asse della sua politica è fare anzitutto le riforme. Insomma, un’opposizione articolata e attendista. Ma non per molto, si assicura.
Le critiche a Veltroni sono più di una fronda, ogni giorno montando di livello. A livello nazionale si anno sentire in interviste e nei talk show, anche con un certo compiacimento. Ma sono più forti, se possibile, comunque più insidiose, a livello locale.
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