Paolo Mieli alla presidenza della Circolo della Stampa a Milano uguale remissione del mandato di direttore del “Corriere della sera”. Non si danno altre letture a Milano dell’elezione di Mieli al Circolo, un incarico finora di seconda e terza linea, che il direttore del “Corriere” ha però brigato in prima persona: ci teneva, e l’azienda l’ha accontentato. Tutto avviene in modo felpato perché è nel carattere di Mieli, che comunque si ritiene un dirigente della Rcs. E perché è nel dna della ex Rizzoli, che non licenzia i suoi dirigenti. Non è esclsuo che Mieli e l'azienda abbiano cercato concordi una via d'uscita onorevole e che soddisfi Mieli.
Due invece, e opposte, le ragioni che si danno della scontentezza di Mieli. Una è che non condivide la linea di assoluta chiusura per il Pdl, il partito di Berlusconi. Non tanto per Berlusconi quanto per la Lega. L’altra è che non condivide la decisione di abbandonare il sostegno a Veltroni e di restare alla finestra, per ora registrando, e anzi alimentando, il dibattito nel partito Democratico. Mieli avrebbe fedelmente eseguito le decisioni del suo consiglio d’amministrazione, anche con la consueta abilità (il ritorno di Prodi, col solito "ci sono ma lo nego", l’invenzione di Parisi, etc.) ma mettendosi appunto in libera uscita. Per il resto il giornale è allo sbando, con aperture insensate, il genere “Conti in rosso, Estate Romana a rischio”, c’è il terremoto, il gatto ha paura.
È significativo che Mieli abbia deciso di restare comunque a Milano. La nuova stagione delle nomine che si apre a Roma, alla Rai, all’Istituto Luce, a Cinecittà, lasciava presumere che sarebbe diventato il candidato di bandiera del Pd. Ma l’“elezione” al Circolo della Stampa indica che Mieli ha altri programmi. Il più gettonato è la Direzione generale Libri della stessa Rcs.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento