Già sei mesi fa si poteva tranquillamente annotare che della recessione in America, che tanto angustiava l’Italia, solo l’Italia, non c’era traccia. Si ha recessione quando per due trimestri consecutivi gli indici dell’economia sono negativi. Ma negli Usa l’economia continuava ad andare bene, malgrado la crisi dei mutui terrificante, meglio che nel resto dell’area Ocse. La crisi dei mutui è terrificante perché riguarda il cuore della produzione e non la speculazione, il credito e le banche. E tuttavia gli Stati Uniti ancora prosperano. Ma ora che è acclarato che l’economia Usa va bene, non ce n’è traccia in Italia. Mentre sarebbe necessario saperlo: non per altro, ma per sapere di che morte muoriamo.
L’Italia non va male perché l’economia mondiale va male, come fu dopo l’11 settembre. Il mondo va bene, gli Usa, la Germania, l’Asia, che sono gli interfaccia dell’Italia, e malgrado ciò l’Italia va male. Il governatore Draghi, che lo sa benissimo, si limita ad accennarlo, perché lui è politicamente corretto, vuol’essere il futuro ministro del Tesoro del partito Democratico, e non scomoda il pensiero unico – è stato più esplicito l’ingegner De Benedetti. L’Italia va male perché paga l’energia più caro di tutti, non ha nessuna concorrenza alla distribuzione, grande e piccola, ma combines al rialzo, ha tasse sproporzionate al consumo, e una spesa sociale troppo presa dalle pensioni, che il sindacato fermamente vuole a 58 anni, per cui non ce n’è abbastanza per le infrastrutture, se non a prezzo di nuove tasse, al consumo o patrimoniali.
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