Aprire in qualche modo al Partito della Libertà, o comunque a un’infomazione meno schiacciata sul partito Democratico? Nemmeno su questo il cda straordinario della Rizzoli Corriere della sera il 16 giugno si è diviso: sì a una correzione di rotta, ma solo nel senso preconizzato da Bazoli, il patron di Intesa. A favore cioè degli ex democristiani nel partito Democratico e non più solo di Veltroni e i Ds. Correzione sulla quale Bazoli ha l’appoggio convinto dell’amministratore delegato Antonello Perricone.
I risultati sono stati immediati e evidenti sul giornale. Dove continua e anzi s’intensifica il martellamento di Berlusconi: “Clandestini, veto dei giudici”, “Clandestini, no di Onu e Vaticano”, “Rifiuti, la Lega vota contro il governo”, con i santini di Nicoletta Gandus e Bertolé Viale, spigolature acidissime, titoli contro anche sui mocassini o il taglio dei capelli, e censura degli aspetti scomodi come il crack del Comune di Roma. Una prima pagina nella quale il vignettista Giannelli si aggira come uno del dopo 8 settembre, anche se al Forte dei Marmi. Mai una riapertura per Berlusconi. Per banchieri e ministri ombra sì, ma per il governo no.
Lo squisito avvocato Bazoli, il miglior banchiere e il miglior imprenditore degli ultimi venticinque anni, uno che da un fallimento ha creato la più grande banca italiana, pupillo di Paolo VI, è uscito dal cda esclusivo patron del “Corriere”. Anche per essere il custode della migliore borghesia italiana (“l’Avvocato mi ha chiesto", “Cuccia mi ha incaricato”…). Bazoli è padrone e patron del credito, la banca, l’industria, mezzo Vaticano, mezzo Pd, e di Milano, compreso ora il “Corriere della sera”. È anche dell’opinione politica prevalente fra gli ex Dc, il verbo andreottiano, che il miglior nemico – o “amico” che sia – è meglio morto: lui non ha mai fatto prigionieri.
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