Il “Bollettino” della Banca d’Italia a marzo, a maggio il governatore Draghi, giovedì la Banca centrale europea, cominciano a incrinare la corazza del consenso sull’euro. Lo fanno facendosene sempre scudo, ma ne parlano, e pur non volendo lo mettono sotto accusa. Perdurando la crisi finanziaria, delle banche e dell’immobiliare, e perdurando il caro-denaro, dove andremo a finire?
Il presidente della Bce lo dice, anche se colpevolmente non lo mette in rilievo: l’Europa ha l’inflazione senza crescita. L’inflazione è ufficialmente al 3,7 per cento, ma si sa che, senza gli indici addomesticati Eurostat, sarebbe due e tre volte tanto. Quanto alla crescita, non si fa che aggiornare al ribasso le previsioni. Le cause, di Trichet come di Draghi, sono quelle note: il rincaro del petrolio e delle materie prime alimentari, la crisi finanziaria. Ma questi fattori d’inflazione sono attivi in tutto il mondo senza impedire la crescita, anzi. L’Europa in più ha l’euro.
Tutti i fattori di forza dell’euro sono cause della debolezza dell’Europa. I parametri di Maastricht hanno prosciugato gli investimenti. Cioè l’innovazione e la produttività. Mentre l’euro a due dollari (partiva da un cambio 0,80) ha ridotto la capacità di esportazione, il turismo e, di nuovo, gli investimenti. Senza garantire l’Europa dall’inflazione: anche al 3,7 per cento l’inflazione è quasi doppia rispetto al tetto del 2 per cento di Maastricht. In particolare, il falso ombrello dell’euro caro ha messo la sordina ai programmi di risparmio e di sostituzione nel settore dell’energia, i cui rivoli infettano tutto il corpo dell’economia.
Le cause dell’inflazione senza crescita non sono molte, anzi sono solo una: i prezzi crescono malgrado la domanda sia bassa, o – è il caso dell’Europa – in contrazione, perché l’offerta è insufficiente. Artificialmente o naturalmente. Dello shortage naturale è causa l’aberrante Europa dell’agricoltura. Quello artificiale è tutto nell’euro, come lo intendono le vestali della Bce, della cintura di castità.
sabato 7 giugno 2008
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