Il golpe di Scalfaro ha cancellato i socialisti e i laici, il voto del 13 aprile la sinistra radicale, e ora la corruzione, grave benché dissimulata, minaccia il partito Democratico, con sindaci e imprenditori in affari. Tra Chiaiano e Marano e a Casal di Principe, oltre che alla Regione Campania e a Napoli, e poi a Genova, a Roma con Veltroni per il piano regolatore (e gli altri abusi che emergeranno), a Bologna con Unipol.
Non c’è solo la mancata comprensione delle dinamiche sociali all’origine della debolezza della sinistra. O, che è la stessa cosa, la persistenza di tematiche, dirigenze e parole d’ordine vecchie. Ci sono ora gli abusi che vanno con l’esercizio prolungato e senza ricambio del potere. Che è una beffa: come se la sinistra avesse governato l’Italia, e l’avesse portata alla corruzione. Ma solo in parte, perché la sinistra ha governato, e con tutto l’arsenale che si soleva dire di sottogoverno: lottizzazione, appalti, finanziamenti irregolari.
La nuova questione morale è molto prudente, sia nelle Procure che nell’informazione. Ma anche con un apparato giudiziario-mediatico pigro o compiacente, i fatti emergono e fanno opinione: alla Rai, nelle Asl, nelle innumerevoli aziende comunali (nella dirigenza, nella gestione, specie degli acquisti, nel mercato delle consulenze), negli appalti locali, qualsiasi operatore, imprenditore, funzionario, dipendente, sa che l’unico criterio di valutazione è politico. Senza e con passaggio di denaro. I casi giudiziari aperti sono quelli per i quali l’evidenza è tale che i giudici non hanno potuto non intervenire. Ma la zona infetta è vasta: la corruzione, più che l’incapacità di governare il precariato e l’immigrazione, come altrove in Europa, è la causa della dissoluzione della sinistra in Italia.
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