Già sei mesi fa, nella Trimestrale di cassa del governo Prodi a fine settembre 2007, si poteva leggere una diagnosi accurata del deficit di produttività, accumulato dall’Italia da una dozzina d’anni. Ora lo scopre la Banca d’Italia di Mario Draghi, e non è male. Draghi ha scoperto finalmente pure l’inflazione, e anche questo non è male. E un eccesso d’imposizione fiscale, soprattutto sul lavoro. E uno non può che complimentarsi. Ma quando scoprirà, lui come gli altri governatori dell’area euro, il terribile vincolo alla produttività, soprattutto della spesa pubblica, e alla crescita del reddito che è l’euro nella gestione meccanicista della Bce-Bundesbank, allora forse si sarà meritato anche lo stipendio.
La politica monetaria è sempre la grande trascurata nel dibattito ormai decennale sul perché l’Italia e l’Europa non vanno tanto bene. Che è invece centrale, lo è stata, lo è e lo sarà: se stringiamo a vuoto la cinghia da tanti anni è perché così volle la Bunsesbank, che ha creato la Banca centrale europea e la governa. Si dice per proteggere l’Europa dall’inflazione mentre nei fatti la fomenta. La politica monetaria come tutto l’insieme delle politiche malthusiane che reggono l’Unione.
Il petrolio è caso di scuola. L’euro al doppio del dollaro (era 0,80, ora è a 1,60) si dice che dimezza il costo del barile, mentre è invece la causa prima se il barile è passato da 60 a 120 dollari. Per di più senza gli inevitabili risparmi nei consumi di energia (programmazione dell’energia, revisione degli approggionamenti, insomma, una politica dell’energia) che l’Europa e l’Italia si sarebbero sicuramente dati con un euro onesto sul dollaro, con un cambio che rifletta i valori delle due aree monetarie. Poi c’è sempre il caso delle politiche agricole restrittive in fase di shortage prolungato mondiale delle materie prime, e quasi di carestia. E c’è, per l’Italia non solo, una gestione belluina, ragionieristica, del debito. Che non può che produrre “manovre” a ripetizione, shortage del reddito disponibile, investimenti e produttività insufficienti e perfino negativi, e altro debito.
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