Meno del 15 per cento degli americani possono vantare una discendenza inglese, imbastardita. Neri e latini sono più numerosi, e più puri, in ragione della loro esclusione.
Cosa contraddistingue l’America, che pure è così differente, è patriottica, all’unisono? La voluntary society? Sì, ma a livello locale. L’eguaglianza di opportunità? È una favola. La legge, salva l’America e la santifica la legge. La verginità di Obama di fronte alla legge è sicuramente il primo fattore del suo successo, di fronte ai vecchi routier Clinton – che insieme hanno avuto forse più processi che Berlusconi in Italia.
Ma sono i tempi propizi per un presidente americano nero, oltre che giovane e inesperto di governo? Per quanto riguarda la razza sì: su basi etniche Obama stravince su McCain, la quintessenza dell’anglosassonità: non più del 15 per cento degli americani possono vantare una discendenza britannica, ma un buon terzo di loro sono per Obama. Con i tedeschi, che sono un 10 per cento della popolazione bianca (l’America rischiò di parlare tedesco… ), il voto bianco anti-Obama arriva al 20 per cento. Al 25 con gli ebrei, che dubitano di Obama per le radici familiari islamiche. Obama ha con sé i neri, che sono censiti attorno al 10 per cento, ma con varie sfumature arrivano al 15, e almeno una metà dei cattolici europei: irlandesi, italiani, polacchi: un altro 15 per cento. Con gli asiatici e gli africani, e con i latini che gli porta il “matrimonio” con Hillary Clinton, la sua maggioranza è assicurata. Posto che si voti su basi etniche.
La questione etnica, nel paese multiculturale per eccellenza quale sono gli Stati Uniti, e insieme il più fortemente caratterizzato in senso nazionale, è sorprendente. Americano. I neri “sono la nuova razza”, scriveva già quarant’anni fa Chester Himes, “la sola nuova razza da qualche tempo”. Se si facesse un libro d’oro dell’americanità, i neri vanterebbero più generazioni certificate.
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