Non è stato il deficit di proposta a penalizzare il Pd, secondo i bianchi del partito, ma il centralismo democratico di Veltroni. E il dopo elezioni è conforme: il leader del Pd va avanti come uno schiacciasassi su una strada che non può che essere perdente, alienando agli ex popolari e ex Margherita i politici locali e portatori di voti. L’irritazione monta col passare delle settimane, senza che Veltroni dia cenni di voler mutare linea o atteggiamento. E si condensa in in un antiveltronismo ogni giorno più duro e meno dissimulato. Con Veltroni rimangono Franceschini, i candidati sindaci suonati e suonaturi, di Roma, Massa, Livorno, Napoli, eccetera, e pochi altri - forse nemmeno l’incognito ubiquo Follini: Marini, Bindi, Fioroni, e Prodi naturalmente, con Parisi, e gli altri vedovi dell’Ulivo scalpitano.
Non ci sono molte vie d’uscita: tra i leader bianchi non ci sono molte idee per uscire dall’impasse. Non c’è nemmeno molta sintonia tra di essi, non si può parlare di un fronte contro i veltroniani. Quello bianco è come un gregge tutto di montoni, e allo sbando. Ma un’esigenza sta emergendo, al loro modo obliquo, trasversale, detta e non detta, ma sempre più chiara: smarcarsi. Contarsi da soli, far riemergere l’orgoglio ex popolare. L’appuntamento sono le elezioni europee, dove il voto è effettivamente libero, sganciato dai ricatti - il potere, il voto utile. E l’idea è di riuscire nell’occasione a rendersi nuovamente visibili. Senza scissioni, ma con una distinta identità – identità è ora la parola chiave tra i cattolici del Pd.
La componente bianca del Pd sa di essere comunque legata al progetto del partito e non valuta, non ne discute nemmeno, di uscirne. Ma è altrettanto unanime e sicura di dover dare sfidare Veltroni per non perdere definitivamente la base elettorale. Che è sempre compatta nell’antiberlusconismo, ma è pure antiveltronista. L’idea è venuta nelle discussioni croniche sull’adesione o non adesione del Pd al Partito Socialista Europe. A un certo punto uno sdoppiamento delle appartenenze è stato prospettato, che però è impraticabile. Anche perché il Partito Popolare Europeo è saldamente legato al vincente Berlusconi. Ma uno sdoppiamento delle liste si pensa che sia possibile, con un logo, un marchio, che identifichi la parte ex Dc del partito Democratico.
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