Il governo Berlusconi, che vuole riaprire le case chiuse, ha chiuso l’università. Con le sue ministre del cuore, le compatriote Moratti e Gelmini, che per questo si sono già assicurato un posto nella storia. Ratte, spavaldamente ipocrite, e efficaci. All’insegna delle famose tre i del Capo, idiozia, idiozia, idiozia.
Letizia Moratti ha bloccato per cinque anni ogni cambiamento, per varare una nuova figura di ricercatore, giovane e competitivo. Che la successora Gelmini ha cancellato, cancellando i fondi per le assunzioni dei ricercatori. Vantandosi di cancellare un’ope legis del predecessore Mussi, diessino – come se si potesse cancellare una legge, che intanto ha già esplicato i suoi effetti: metà ricercatori è assunta, l’altra metà prepara i ricorsi. In realtà cancellando l’università. Con lo stesso decreto Gelmini ha statuito che il turn-over non potrà superare il 20 per cento: per ogni cinque professori che vanno in pensione solo uno sarà assunto. Anche se la popolazione universitaria raddoppia. I concorsi comunque non si fanno e non si faranno, nemmeno per il quinto.
Schive e fredde, le ministre ambrosiane sono andate al cuore della missione. Hanno continuato a parlare il linguaggio doppio di Milano, rinnovamento, rilancio, ricerca, ma hanno colpito mortali. L’università, chi se la paga bene, e chi no se la prende in quel posto. Questo per la formazione. L’Italia ha pochi laureati? Si prenderanno gli indiani, che parkano pure inglese. Quanto alla ricerca, chi se ne frega, Milano è ricca senza averne mai fatta – era Torino che la faceva.
Gli annuari dell’Onu e dell’Unesco già pongono l’università italiana al 174mo posto (ma ce ne sono altri dopo?) o al 176mo nel mondo per capacità di formazione e ricerca. La Gelmini l’avrà portata all’ultimo senza concorrenza possibile, a parecchie lunghezze dalla Papuasia, se è anocra la penultima. Sembra di vederne la smorfia: “La ricerca? Ma di che? Ladroni!” - l’eterea Gelmini sembra non pensarlo, poiché non sembra poter pensare, appena uscita di sacrestia, ma fa come se: Milano non spende senza tornaconto pronto e sostanzioso, è il mercato bellezza.
La distruzione dell’università e della ricerca del baüscia Berlusconi è stata rapida e totale, mai vendetta fu più completa. E un altro primato aggiunge a tutti i suoi: l’Italia, dopo averla inventata, sarà il primo paese al mondo senza università. Il Cavaliere aveva avviato il millennio con la famosa caccia ai ricercatori. Di cui la fida Letizia promise lesta la lista. Si capisce ora che non li abbia trovati. Gli atenei europei ne sono pieni, grandi e piccoli. Se ne trovano perfino nelle campagne, in Estremadura per la nespola gigante, in Cornovaglia per la meteorologia. Ma i giovani italiani si nascondono, per paura che Milano non li faccia fuori anche in esilio – la questione dei soldi, come spesso succede alla capitale morale d’Italia, si è trasformata in odio puro.
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