Lo strumento monopolistico (padronale, baronale) più brutale è chiudere gli accessi, impedirli. Il governo del liberale Berlusconi si è segnalato finora per forme specialmente insidiose di questa odiosa pratica, sopratutto là dove la società si forma: nell’istruzione, nella ricerca, nell’istruzione universitaria..
Nell’America dell’Ottocento, nel pieno del delirio del liberismo e del liberalismo, della frontiera, delle opportunità per tutti, il monopolismo si praticava con le bastonate. Bertrand Russel nella poderosa “Storia delle idee del secolo XIX” ha ricostruire con gusto queste forme trascurate di storia, le (future) grandi famiglie americane che facevano bastonare e se necessario uccidere i concorrenti. La pia ministra Gelmini si limita a un comma, ma è più micidiale. Ha cancellato qualsiasi rinnovamento nella scuola, nella ricerca, all’università con una cosa che si chiama “niente turnover”, semplice semplice. Efficace efficace, non c’è che dire, nella sua Milano meriterà monumenti, durissima.
Lo stesso avviene in tutta la funzione pubblica. Dove non si correggono le storture: i carichi di lavoro inesistenti; il mancato controllo in tutta la catena organizzativa, sull’efficienza nel lavoro, sui tempi medi, sulla spese, eccetera; le storture sindacali, che proteggono il non fare e perfino l’assenteismo; la mancata formazione continua sul lavoro (uno entra col suo limitato peculio di conoscenza, e tale rimane per 35-40 anni). No, si condanna la funzione pubblica nell’insieme, non siamo liberali? per il mercato? per il rendimento?, e si realizza, chiudendo gli accessi, la sua totale inefficienza.
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